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Paoloni al CorSera: "Scommesse? Mi davano adrenalina. Fanno comodo a tanti"

di Paolo Lora Lamia

Marco Paoloni, ex portiere di Cremonese e Benevento coinvolto nel 2011 nel calcioscommesse, ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera in cui ha parlato della sua vicenda.

Come mai questo vizio? O malattia?
"Malattia malattia. Era diventata una dipendenza. Per me dietro c’era un discorso di adrenalina e di libertà, ma questo l’ho capito dopo esserne uscito. Ero giovanissimo, non mi mancava nulla e mi sentivo onnipotente. In campo avevo quell’ansia da prestazione che era pura adrenalina. Fuori cercavo la stessa scossa, ma ero limitato dalla mia ex moglie che mi controllava dappertutto, anche in bagno. Nelle scommesse ritrovavo quella sensazione ed era un mondo tutto mio, bastava un clic, nessuno mi vedeva... Non era dunque tanto una questione di denaro. Solo chi si vende le partite lo fa per questo. Il fatto è che non mi sono reso conto di aver superato il limite. Ero arrivato a stare sveglio di notte e il divertimento si è così trasformato in malattia. Ero diventato ludopatico".

Quanti eravate a scommettere?
"Il fenomeno era molto diffuso. Soprattutto fra i giocatori ma talvolta lo facevano anche i vertici delle società. Per loro era però diverso".

In che senso?
"Loro non erano malati. Cercavano solo di far quadrare i conti delle società. Parlo della mia epoca, ma penso che le cose non siano cambiate molto. Quella delle scommesse è una giostra di soldi che fa comodo a tutti".

Si fa fatica a capire come dei giovani privilegiati che hanno fama, gloria e ricchezza, possano cadere in questo baratro.
"La malattia non guarda in faccia nessuno".


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