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Filippo Inzaghi, quando è il gol a essere innamorato di un calciatore. Cifra tonda oggi

di Andrea Losapio

C'è un aforisma spesso citato per chi è sovverte le regole apparentemente senza poterlo fare. "Per la scienza il calabrone non può volare, ma non lo sa. Per questo continua a farlo". Non sarebbe proprio reale, perché bisognerebbe prendere in considerazione il moto alare del calabrone, ma questo è un altro discorso. Però è una frase che si può anche prendere a modello per Filippo Inzaghi. Attaccante straordinario nella sua semplicità. Non aveva un tiro fortissimo, eppure ha segnato anche su punizione. Non era alto, ma di testa i suoi gol li ha fatto. Non era veloce, almeno con il passo lungo, eppure riusciva a seminare gli avversari. Non era dotato di tecnica straordinaria, né di forza fisica.

Emiliano Mondonico disse: "Non è Inzaghi ad essere innamorato del gol, è il gol ad essere innamorato di Inzaghi". Ed è probabilmente la realtà oggettiva delle cose. 316 gol da professionista, nonostante una costellazione di infortuni passati i 30 anni. Ha segnato in finale di Champions quando gli ha tirato addosso Pirlo, prendendo alla sprovvista Reina. Jorge Valdano ci metteva anche la dose in più: "Non saprebbe dribblare nemmeno una sedia". Eppure a Inzaghi questo non importava. Segnava perché non sapeva di non poterlo farlo.

Anche attore, quando gli fischiavano un fuorigioco contro, lui viveva sulla riga. Alle volte anche abbondantemente al di là, ma in tempi senza Var, d'altronde, chissenefrega. Grandiosa la carriera da calciatore, segnando anche al Mondiale 2006 che lo ha consacrato Campione del Mondo, ma anche mettendo lo zampino nell'ultima Champions milanista. Un po' meno straordinaria quella da allenatore, sebbene abbia allenato Milan e Bologna. Però ha ancora tempo, dopo l'eliminazione della Reggina dalla prossima Serie B. Oggi Filippo Inzaghi compie 50 anni.


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