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Juve, un anno dopo è anche peggio e la scusa di Allegri non trova conferme nei numeri. Fino a quando la società si nasconderà dietro al contratto troppo oneroso?

di Raimondo De Magistris

In estate nemmeno il tifoso della Juventus più pessimista poteva ipotizzare un avvio di stagione peggiore rispetto a quello di un anno fa. Quella Juventus ai primi vagiti dell'Allegri-bis partì malissimo per quelli che storicamente sono gli standard juventini: 15 punti nelle prime 9 giornate, a -10 dalla vetta allora difesa da Napoli e Milan. Un anno dopo, i punti di distanza dal primo posto sono esattamente gli stessi ma quelli conquistati anche meno, 13 in 9 turni. Per una Juventus che allora era sesta in classifica e oggi ottava. Va peggio in campionato, ma soprattutto in Champions League. Un anno fa le prime quattro gare europee servirono per mettere in ghiaccio la qualificazione agli ottavi di Champions. Stasera, al contrario, la quarta partita sarà necessariamente da vincere per avere ancora qualche speranza di qualificazione. Per continuare a inseguire un pass che s'è quasi del tutto smaterializzato dopo la sconfitta interna col Benfica.

La Juve dopo esser caduta ha iniziato a scavare. E se 12 mesi fa c'era l'attenuante di un Allegri appena tornato da salvatore della patria e a cui andava dato tempo per ricostruire il suo progetto, oggi c'è da chiedersi come si possa giustificare una squadra così arrendevole. Che non regge, nella testa e nelle gambe. "Io capisco che dall'esterno sembri facile, si cambiano i giocatori, si apre un nuovo ciclo e si vince dopo tre mesi, ma non è così. L'esperienza si fa giocando e pagando con certi errori, ma questo fa parte di un percorso che la Juve ha iniziato dopo tanti anni di vittorie",

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