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Come Iniesta, più di Don Andres. Aitana Bonmatì e un Pallone d'Oro strameritato

di Tommaso Maschio

Se lo scorso anno la vittoria di Alexia Putellas aveva sollevato qualche polemica, con diverse voci che ritenevano che fosse l'inglese Beth Mead – trascinatrice delle Leonesse alla vittoria dell'Europeo – a meritare il premio, quest'anno nessuno piuò mettere in dubbio che Aitana Bonmatì sia stata la giusta vincitrice del Pallone d'Oro. La centrocampista è stata intatti protagonista assoluta con il Barcellona e con la Spagna portandosi a casa l'ennesima Liga F, la Supercoppa Spagnola, la Champions League e infine anche il Mondiale con la maglia iberica.

La classe '98 è una centrocampista totale, l'erede al femminile di quel Andres Iniesta che mai ha vinto l'ambito premio (scippatogli dal compagno di squadra Leo Messi nel 2010), che sa fare tutto, dotata di tecnica sopraffina, tempi d'inserimento e senso del gol, doti che le hanno permesso di chiudere la scorsa stagione con 19 reti in 37 gare – numeri da attaccante più che da mezzala – a cui se ne devono aggiungere tre con la Spagna nell'ultimo Mondiale. Numeri che certificano il suo domino planetario. Cresciuta nel club catalano è entrata a far parte della prima squadra nel 2016 diventandone ben presto un tasello inamovibile e una vera e propria leader. Una calciatrice che ha conquistato anche un certo Pep Guardiola a cui si deve proprio il paragone con Don Andres: “Aitana Bonmati è una calciatrice di cui sono innamorato per il suo modo di giocare. Posso dire che è la versione femminile di Iniesta”.

Il successo di Bonmatì è anche quello di una Spagna che ha saputo investire con successo nel calcio femminile tanto da recuperare terreno sul resto d'Europa e del Mondo diventando uno dei movimenti più vincenti e vitali del panorama globale tanto da avere le ultime tre vincitrici del premio.


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