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L'ex calciatore Contreras confessa: "Rischio la vita ogni giorno ma non sono Pablo Escobar"

di Michele Pavese

Malaga, Marsiglia, Sporting, Aris, poi l'MLs, la Bolivia e l'India. La carriera di Sergio Contreras Pardo (detto Koke) è stata intensa e ricca di esperienze, la vita privata ancora di più, ma non sempre con risvolti positivi.

Condannato a sei anni di carcere per aver ammesso di essere a capo di una rete criminale che si occupava di traffico di droga, l'ex attaccante ha rilasciato un'intervista a Canal+, dove ha ammesso che la condanna che gli è stata inflitta è giusta e che “bisogna pagare quando si fanno cose stupide”.
Dalla sua villa a Marbella, ha ammesso di non avere "niente da nascondere" sulle disavventure avute dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, nel 2016: "Da calciatore hai la fortuna di guadagnare tanti soldi. Io guadagnavo forse un milione di euro all'anno. Con quello che ho fatto dopo guadagnavo lo stesso in due mesi, ma a rischio della vita"

Come è cominciata: "Ho contatti ovunque, non è una cosa che ho scelto, è una cosa che mi è capitata. Non sono Pablo Escobar! Quando senti 'trafficante internazionale', di chiedi 'Che cazzo hai fatto?'. Potrei essere ucciso, ma non ho paura".

Attualmente Contreras è in libertà vigilata: "Non so per quanto tempo, ho una condanna fino al 2027. Il carcere è aperto per le persone che si comportano in modo stupido. Se potessi, cambierei le mie scelte, ma le cose sono andate così".


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