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Coronavirus, Farcomeni: "Fino all'arrivo di un vaccino giocherei a porte chiuse"

di Tommaso Bonan

Sono molte le domande che agitano il mondo dello sport in questi giorni. Ad esempio, se sarà possibile terminare il campionato 2019-2020, magari da giugno in poi. "Da un punto di vista di sanità pubblica non la ritengo una cosa impossibile". Risponde così, intervistato dal Corriere dello Sport, Alessio Farcomeni, Ordinario di Statistica all’Università di Roma Tor Vergata, esperto di Statistica applicata alla Medicina e all’Epidemiologia: "È il momento in cui il numero di persone con l’infezione è massimo in Italia; il momento peggiore. Ma, dopo un periodo di alcuni giorni, il numero di persone infette comincerà a diminuire; cioè i nuovi contagi saranno sempre meno delle guarigioni e, purtroppo, anche dei decessi".

Si discute anche sull’alternativa porte chiuse o porte aperte: "La differenza più importante riguarda il numero di persone contemporaneamente nello stesso luogo, a poca distanza una dall’altra. È stata avanzata l’ipotesi, che non ritengo implausibile, che il terribile focolaio epidemico di Bergamo sia legato alla partita di Champions League Atalanta-Valencia. Fino all’arrivo di un vaccino senza dubbio giocherei a porte chiuse".


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