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Cassano: "Capello? A Trigoria mi inseguì per tutto il campo. Ma ero suonato come un tamburo"

di Tommaso Bonan

"Roma mi fa ripensare ai disastri, a quello che ho fatto passare a Capello. Don Fabio, poverino. Ogni volta che lo incrocio mi ripete “che testa di cazzo che sei”. Ha ragione, ma gli voglio un bene dell’anima". Così Antonio Cassano, nell'intervista al Corriere dello Sport, ritornando sugli aneddoti della sua esperienza con la magia giallorossa. "A Trigoria mi inseguì per tutto il campo perché avevo abbandonato la partitella 7 contro 7. Quando mi rompevo le palle, via gli scarpini e rientravo nello spogliatoio. Io scappavo e lui dietro, sembravamo Totò e Peppino. Mi raggiunse all’interno e mi avvisò che se non fossi tornato mi avrebbe preso a pugni in faccia. Mi sembra di sentirlo: “Se non ti ripresenti la partitella non riprende”. Ero suonato come un tamburo".


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