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19 gennaio 1991, muore Dino Viola. Mitico presidente della Roma e politico vicino ad Andreotti

di Andrea Losapio

Il 19 gennaio 1991 è un giorno molto duro per la Roma. Perché saluta il mitico Dino Viola, presidente dal 1979 e autore di alcune grandi imprese con i giallorossi, come vincere lo Scudetto con Falcao come titolare e arrivare a un passo dalla Coppa dei Campioni, giocata allo Stadio Olimpico nel 1984 contro il Liverpool di Grobelaar. Non finì benissimo, ai rigori, con il portiere inglese che mise in piedi uno show per fare sbagliare i giocatori giallorossi - come Dudek vent'anni più tardi - riuscendo nell'impresa, a causa degli errori dagli undici metri di Graziani e Conti (a segno, invece, Di Bartolomei e Righetti). Negli anni ottanta riuscirà anche a vincere quattro Coppe Italia, portando Roma nell'Olimpo delle grandi di quel periodo con le strisciate e il Napoli.

Grandi colpi, come quelli di Aldair o Cerezo, ma anche di Boniek e Voeller. Ottimo il suo rapporto con il Barone, Nils Liedholm, vero e proprio moloch della panchina. Ci sono anche alcuni aspetti. "censurabili". Perché il 25 aprile 1984 si gioca Roma contro Dundee United, con Viola che cerca di corrompere l'arbitro. Il Grand Jury d'appello della UEFA gli infligge quattro anni, mentre la Corte Federale della FIGC lo assolve per sopravvenuta prescrizione. Viola forse fu una sorta di precursore di Berlusconi: utilizzando la propria fama si candidò come senatore nella DC, sedendo in Senato dal 1983 al 1987, vicino alla corrente di Giulio Andreotti.

Trentatré anni fa l'addio dopo le complicazioni legate a un tumore all'intestino. Dino Viola è stato sepolto nel cimitero capitolino del Verano assieme alla moglie Flora, morta il 10 novembre 2009. Dopo la sua scomparsa, nel 1994, il Comune di Roma gli ha dedicato, a Trigoria, il piazzale d'ingresso del centro sportivo Fulvio Bernardini.


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