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Zaccheroni: “A Belotti si chiede il gol. Mancini lascia a casa anche Balo”

di Elena Rossin
Fonte: Torinogranata.it
Alberto Zaccheroni
Alberto Zaccheroni
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Alberto Zaccheroni è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Zaccheroni è un allenatore dalla lunga carriera. Ha guidato tra le altre squadre il Milan a vincere lo scudetto nel 1999, ma ha anche allenato il Torino nella stagione 2006-2007 fino al 26 febbraio ed è stato il Ct del Giappone, vincendo la Coppa d’Asia nel 2011, e degli Emirati Arabi Uniti. Con Zaccheroni abbiamo parlato ei motivi che inducono un commissario tecnico a scegliere un giocatore anziché un altro facendo riferimento alla non convocazione di Belotti in Nazionale.
Quali potrebbero essere i motivi che hanno portato il Ct Mancini a non convocare Belotti in Nazionale e a scegliere altri attaccanti?
“Gli allenatori scelgono gli attaccanti in relazione alla partita che si vuole fare e in Nazionale oltre a questo anche in base ai centrocampisti che si hanno. L’allenatore di solito mette insieme tutte le variabili e poi sceglie. C’è chi parte dai centrocampisti e chi dagli attaccanti. Io, ad esempio, partivo dagli attaccanti pensando all'obiettivo di vincere la partita perché le partite si vincono con i gol e gli attaccanti sono i giocatori più portati a segnare e di conseguenza io partivo da loro nella scelta della formazione. Ma c’è anche chi parte dalla difesa o dal centrocampo. Credo che Mancini abbia scelto altri attaccanti e non Belotti per le caratteristiche che hanno in relazione all'impegno della Nazionale prima con la Finlandia e poi con il Liechtenstein. Mancini non credo proprio che ce l’abbia con Belotti che è un ottimo attaccante. E’ vero che Belotti è tornato a segnare di recente dopo un periodo nel quale faceva meno gol, ma il gol lo ha nelle sue corde. E’ un giocatore di altissimo livello secondo me, però in questo momento c’è Quagliarella che fa più gol di tutti ed è in un momento di grazia e, forse, questo ha indirizzato le scelte di Mancini”.

Mancini ha convocato Bernardeschi, Chiesa, che ha un affaticamento all'adduttore destro in via superamento, El Shaarawy, Grifo, Immobile, Kean, Lasagna, Pavoletti, Politano e appunto Quagliarella. Quasi tutti attaccanti con caratteristiche diverse da Belotti.
“Belotti è un finalizzatore, è un top nel senso che è una prima punta, l’attaccante di riferimento là davanti. Kean, ad esempio, non staziona in avanti, ma è abituato anche a spaziare, invece, Quagliarella è più abituato a stare lì in questo momento. Mentre Chiesa ed El Shaarawy hanno caratteristiche totalmente diverse da Belotti e a loro si chiede di fare cose diverse. A Belotti si chiede il gol, così come a Quagliarella. Adesso abbiamo diversi bravi attaccanti ed è difficile scegliere per un Ct, ma capisco se qualcuno finisce per essere scontento poiché l’allenatore non lo vede bene, ma Mancini ha lasciato a casa anche Balotelli che è un suo pupillo. Credo che la scelta si ricaduta in base a come vuole attaccare la Finlandia e il Liechtenstein e, come dicevo, tenendo conto delle caratteristiche dei centrocampisti che ha. Quando avevo attaccanti che facevano gol il resto della squadra la costruivo su di loro, infatti, così ho fatto quando avevo Shevchenko, Bierhoff e Amoruso che vedevano la porta. La squadra la costruivo su di loro e non come diceva qualcuno che mi piaceva perdere con tre difensori, non ero e non sono così stupido da non capire che con dieci si difende meglio che con tre. Quando si hanno attaccanti capaci a segnare con la tattica si trovano soluzioni anche per non subirne o almeno per subirne meno reti di quelle che si fanno. I gol si fanno con il talento degli attaccanti più che con la tattica che certamente aiuta, però, non p così decisiva come in fase difensiva. Avere uno che davanti appena tocca la palla la butta dentro come accadeva all'Inter con Icardi che segnava anche se gli capitava una sola occasione a partita permette di costruire la squadra su chi segna”.

Tornando a Belotti, forse in base a quello che ha detto, dopo l’annata dei 26 gol non è tornato a quei livelli in questa, pur avendo superato il periodo con tante vicissitudini dello scorso campionato, perché non è sostenuto dal gioco del Torino?
“Ci sono attaccanti che vogliono al palla in un certo modo, che vanno a centrocampo a prendersela e che per stare in partita hanno bisogno di dialogare coni centrocampisti, mente ce ne sono altri che prediligono la profondità , la palla alta o sul taglio o anche dal fondo. Queste variabili sono legate a chi rifornisce l’attaccante e alla capacità che hanno di guadagnare il fondo o sulla capacità del centrocampista di metterla sul taglio alle spalle della difesa. Magari c’è chi preferisce avere al fianco un compagno di reparto che lo manda dentro con un semplice uno-due. La bravura degli esterni di arrivare sul fondo e poi crossare è molto importante.
Mi piace guardare le statistiche e oggi tre quarti dei gol arrivano da palla laterale, ma questo dipende da un problema dei difensori. Infatti, i difensori si allenano molto sull'attacco frontale da quando si è adottata la marcatura a zona perché si guarda di più la linea e l’opposizione e meno l’avversario. Non condivido questo perché è l’avversario a buttare dentro la palla e marcare a zona non significa non marcare, ma significa marcare chi viene nella zona di competenza. Su palla centrale va bene tenere la linea perché si ha l’avversario davanti e lo si vede, ma quando la palla è laterale spesso succede che si guardi la palla oppure l’avversario. Nove volte su dieci, però, lo sguardo è rivolto alla palla e così il difensore anziché posizionarsi in diagonale in modo da guardare sia la palla sia l’avversario si mette in una posizione che gli permette di vedere solo la palla. Questo è un aspetto che in allenamento non viene curato a dovere o non lo si insegna come si dovrebbe.
Quando vado a parlare con gli allenatori dico loro sempre di prendere un foglio bianco e una matita e segnare un puntino ogni volta che si subisce un gol da posizione centrale, che non sia ovviamente una punizione, e segnare con una crocetta i gol presi da palla laterale e alla fine vedranno che sul foglio ci sono crocette e non puntini. E’ difficile prendere gol da palla centrale perché la maggior parte arrivano da palla laterale perché oltre all’abilità degli attaccanti c’è, soprattutto, la disattenzione dei difensori poiché non si allenano più nella marcatura. Ripeto, marcare a zona significa non significa non marcare, ma significa marcare chi viene nella mia zona: si fa reparto e quando sta per partire la palla il difensore deve andare ad impedire al suo avversario che sta nella sua zona di arrivare sulla palla prima di lui. Il difensore non deve necessariamente prendere la palla, ma deve obbligatoriamente non farla prendere all’avversario. In teoria il difensore è avvantaggiato, mentre l’attaccante deve prendere la palla e indirizzarla dive il portiere non può arrivare ed è più difficile”.

Quindi le scelte di Mancini sono determinate da tutti questi fattori e finiscono per non ricadere su Belotti.
“Nelle convocazioni sono state tenute in maggior considerazione le caratteristiche dei centrocampisti che magari sono leggermente più abili a servire il pallone meno in profondità, mentre Belotti predilige questo modo di ricevere palla. Belotti è uno che ha gamba e che si butta dentro, se la cava anche nel gioco aereo, però, lui ha bisogno di spazi. Alle volte il problema è una questione di tempo, nel senso che il centrocampista non dà subito la palla all'attaccante appena ha riconquistato la palla. Non tutti i centrocampisti sono capaci di servire subito in profondità il compagno. Comunque per me Belotti è un centravanti completo. A me piace molto, anche se non l’ho mai allenato”.

Cambiando argomento e parlando di lei, a gennaio è scaduto il contratto con la Nazionale degli Emirati Arabi Uniti, ma tornerà ad allenare?
“Mi intrigava l’avventura della Coppa d’Asia che organizzavano loro e che si giocava nel loro paese e, quindi, avevo legato il mio contratto a questo specifico evento. Adesso mi diverto ad andare a vedere le partite e mi piace studiare calcio, ma studiare il calcio non significa necessariamente farlo per allenare. Mi piace, ho sempre avuto passione per il calcio e quindi lo seguo e lo studio”.

Allora ha deciso di ritirarsi?
“Avevo deciso di smettere già tanto tempo fa poi mi hanno proposto qualche cosa che mi intrigava e non ho saputo resistere. Gli altri iniziano ad allenare a quaranta anni perché hanno un passato da calciatore professionista, ma io ho cominciato a ventisei e ormai sono tanti gli anni che ho passato su una panchina e poi mi sono sempre mosso senza famiglia ed è tanto tempo che sono fuori e in me c’è anche la voglia di stare a casa, quindi, l’idea è di non allenare, però ….”.

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