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Torino, senti Zaccagno: "A Sirigu ho carpito il senso della posizione"

di Elena Rossin
Fonte: Torinogranata.it
Andrea Zaccagno
Andrea Zaccagno
© foto di Diego Fornero/Torinogranata.it

Andrea Zaccagno è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Zaccagno attualmente è il portiere della Vibonese, ma il cartellino è del Torino dove ha giocato in Primavera e vinto lo scudetto di categoria nel 2015 e la Supercoppa italiana. A quasi ventidue anni, li farà il prossimo ventisette maggio, è una promessa del calcio italiano. Con lui abbiamo parlato della sua stagione e delle prospettive che ha per il futuro.
Come sta andando la stagione e come procede il suo percorso per diventare un portiere di serie A?
“La stagione sta andando bene e a livello personale sento che sto acquisendo fiducia ed esperienza, quindi, credo che il bilancio fino ad oggi sia positivo. Ovviamente il fatto di poter giocare contribuisce in maniera determinante. A livello di squadra, a dire la verità, stiamo racimolando un numero di punti non tanto alto (undicesimo posto nel girone C in Lega Pro e 42 punti conquistati, ndr), però, credo che con il lavoro si possa uscire da questa situazione e centrare l’obiettivo di andare ai playoff.
Penso che l’esperienza in serie C mi abbia fatto solo bene perché dopo essere andato via dalla Primavera del Toro ho giocato in serie B direttamente e, forse, è stato un errore perché nella Pro Vercelli non sono sceso quasi mai in campo e questo non mi ha fatto bene. Ho avuto la fortuna di giocare subito dopo il Mondiale Under 20 che è andato veramente bene, finimmo terzi vincendo la medaglia di bronzo e parai un rigore all’Uruguay (a Nicolas de la Cruz al 43’ sullo zero a zero nella prima partita del torneo, ndr). Quello fu il primo rigore decretato dal Var poiché in quel Mondiale questa nuova tecnologia fu sperimentata per la prima volta ufficialmente. Finito il Mondiale sono andato alla Pistoiese in serie C poiché l’anno prima in B non avevo trovato spazio. Quella con la Pistoiese è stata un’annata positiva, ho giocato trenta partite e ho ricevuto complimenti e riscontri positivi, ma ho fatto fatica in estate a fare il salto di qualità per una questione meramente fisica perché a detta dei direttori ero un po’ troppo magrolino e in particolare non così alto com’è la media attuale per un portiere e così anche quest’anno sono rimasto in serie C per dimostrare che ho qualità e che non conta solo la questione fisica. Purtroppo la Pro Piacenza per le note vicende è stata estromessa e radiata (grave crisi societaria, ndr), anche se la squadra era stata costruita per vincere il campionato e, infatti, eravamo primi fino a novembre poi non hanno più pagato gli stipendi e la stagione da positiva è diventata negativa. Ora qui alla Vibonese sto facendo bene, sto giocando”.
Prima ha detto che la considerano un portiere basso, ma lei non è poi così basso, magari un po’ magrolino sì, però anche Gillet non è altissimo eppure ha fatto carriera e non poca.
“E’ vero che non sono poi così basso sono alto 1 metro e 83 e ho preso un personal trainer per lavorare sul fisico per aumentare la massa muscolare e spero di poter fare il salto di categoria. Il vero problema è entrare in una categoria superiore perché bisogna convincere qualche società a dare fiducia a un portiere che ha le mie caratteristiche fisiche, una volta fatto questo, se in campo si dimostra di essere adeguati e si fanno buone prestazioni, non si hanno più problemi. Anche in B avevo fatto bene seppur feci un errore di valutazione nella gara con l’Ascoli. Adesso dopo sue stagioni in serie C spero proprio di aver dissipato i dubbi e che non si guardi solo il mio fisico, ma si tengano in considerazione le mie prestazioni”.
Quali sono le sue caratteristiche tecniche?
“La reattività perché essendo non altissimo e longilineo sono veloce e reattivo. I riflessi sono la mia caratteristica principale”.
Ai portieri si chiede sempre più di saper usare bene anche i piedi, lei da questo punto di vista com’è messo?
“Bene, sono stato abituato fin dai tempi della Primavera con mister Moreno Longo a giocare palla dal basso e non ho paura a farlo. Non sono un fenomeno, però, me la cavo, sono discreto e sotto questo aspetto mi sono trovato sempre bene”.
A fine stagione terminerà il suo prestito alla Vibonese e tornerà al Torino e sa che a parte Sirigu, che è titolare inamovibile, ci sono Ichazo che fa il secondo da un po’ e Rosati che ha quasi 36 anni. Rimarrebbe in granata a fare il secondo o il terzo portiere?
“Indubbiamente Sirigu sta vivendo uno dei migliori momenti della sua carriera e in Italia è fra i tre migliori e da lui e dal preparatore Paolo Di Sarno c’è solo da imparare.

Una volta tornato al Torino se fossi il terzo preferirei non rimanere, ma solo perché non avrei possibilità di giocare, se, invece, fossi il secondo dipenderebbe. Mi spiego, se avessi proposte solo in serie C verrei a giocarmela come secondo perché il Torino è una bella vetrina e potrei dimostrare comunque che posso stare anche nella massima categoria, ma se avessi la possibilità di giocare titolare in serie B allora ci penserei su perché giocare per un intero campionato non è poca cosa. Comunque sono situazioni e variabili che vanno valutate con la società e oggi siamo solo all’undici di aprile”.
Dipenderà anche se il Torino arriverà in Europa, con tre competizioni, considerano la Coppa Italia, c’è più spazio per tutti e un portiere non deve aspettare che l’altro sia squalificato o che si faccia male per poter giocare.
“Esatto, spero proprio che il Torino vada in Europa. Come dicevo le variabili sono tante e per la mia carriera, visto che sono giovane, preferirei giocare con continuità, ma fare il secondo al Torino sarebbe tanta roba comunque”.
Da quando è andato via dalla Primavera del Toro dal punto di vista tecnico in cosa è migliorato?
“Come dicevo all’inizio, sono migliorato nella sicurezza, infatti, tendo ad uscire molto di più e anche a dare una mano alla squadra a livello di presenza in campo. Da punto di vista caratteriale riesco a gestire meglio la squadra e anche per quel che riguarda l’aspetto tecnico ho migliorato la presa. Quando si è in Primavera ci si scontra con ragazzi di pari età ed è diverso rispetto a giocare con gli uomini. In prima squadra sono diverse le furbizie, la potenza e la velocità del tiro e in questo sono cresciuto molto. Quando ero in Primavera e mi allenavo con la prima squadra trovavo che ci fosse un abisso nel modo di calciare la palla, ma già in ritiro l’estate scorsa a Bormio ho notato che non sentivo più tutte queste differenze, certo la qualità di chi gioca in Serie A è tutt’altra, ma alla potenza dei tiri mi sono abituato”.
Magari è solo una diceria, ma di solito i portieri si dividono in due categorie: i riflessivi alla Sirigu o i “pazzi scatenati” alla Higuita. Lei a quale categoria appartiene?
“Io sono più un Sirigu, anche se comunque, devo dire la verità, i miei rischi me li prendo e non ho paura a farlo anche con i piedi. Sono un portiere che riflette e sta attento e sono concentrato, ma non ho paura ad intervenire prendendo i miei rischi quando occorre”.
Quando si è allenato con Sirigu è riuscito a carpirgli qualche cosa?
“Sì, la cosa di lui che mi ha colpito più di tutte è il senso della posizione in porta. Lui è bravissimo in questo e la maggior parte delle parate, a parte la sua bravura, è dovuta anche al fatto che è sempre piazzato bene. Ed è questo che ho cercato di “rubargli” in modo da essere sempre nella posizione migliore sia per un’uscita sia per una parata, per tutto la posizione è fondamentale per un portiere”.
Lei ha un modello al quale s’ispira?
“Mi piace molto ter Stegen del Barcellona che è un portiere completo. Mi ispiro a lui, ma mi baso su ciò che sono io e quando lavoro penso alle mie caratteristiche che sono diverse dalle sue”.
I giovani per emergere spesso scelgono di andare all’estero e diventando cervelli in fuga, lei ha mai pensato di fare un’esperienza all’estero?
“Sì, mi piacerebbe giocare in Spagna perché penso di avere le caratteristiche giuste per quel campionato, e poi lì non badano molto all’altezza o alla massa muscolare di un portiere, ma guardano se è bravo. In Spagna oltretutto i portieri giocano molto con i piedi e a me piace prendere parte attiva alla manovra impostando l’azione da dietro. Non mi dispiacerebbe, quindi, fare un’esperienza in Spagna”.
Per concludere, qual è il suo obiettivo per la prossima stagione?
“Vorrei fare il salto di categoria per cui faccio un invito alle società di serie B a darmi fiducia”.

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