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TMW RADIO - Rampulla: "Se Sarri vince subito tanta roba. Pjanic? Non vorrei tirasse indietro"

di Dimitri Conti
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© foto di Castellani/FDL71
Archivio Stadio Aperto 2020
TMW Radio
Archivio Stadio Aperto 2020
Michelangelo Rampulla intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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L'ex portiere Michelangelo Rampulla, oggi preparatore, si è collegato in diretta ai microfoni di TMW Radio, intervenendo nel corso di Stadio Aperto, trasmissione condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini: "Difficile dare un giudizio adesso dopo tutto quello che è successo: è una Serie A strana e vedere le partite senza pubblico non è il massimo, il bello del calcio è anche quello. Il livello però è alto, la Serie A è competitiva a livello europeo seppure un po' sotto rispetto al campionato inglese. Bello però rivedere i giocatori in campo".

Come giudica i primi mesi di Sarri?
"Se fosse arrivato dopo anni di sconfitte sarebbe stato diverso, ma ha ereditato una squadra vincente da tantissimi anni ed è difficile far capire a chi non è più giovane certe cose, il campione vuole continuare a vincere, non gli interessa il bel gioco. Lo vediamo anche nell'Inter: Conte ha ereditato una squadra che era in zona Champions, ora è distante dalla Juve e cominciano le critiche. Da ambo le parti ce ne sono, gestire i grandi campioni è difficile per tutti. Stai in campo ore ed ore ad inculcare la filosofia, ma se sono giovani è più facile".

Buffon sembra eterno.
"Glielo dicevo che avrebbe potuto giocare fino a 50 anni tranquillamente... La sua fortuna è stata non aver avuto mai alcun infortunio grave, fisicamente sta bene ed è imponente, oltre che forte. Un fuoriclasse come lui secondo me può arrivare ai 45 anni".

Si può ancora considerare l'Atalanta una sorpresa?
"Stanno facendo un lavoro straordinario. Mi riallaccio al discorso della pressione e dico che Gasperini all'Inter aveva preso la squadra che veniva dal Triplete, un compito veramente difficile. Se la società non è a posto, ecco che si ha la sua esperienza all'Inter, in cui avremmo dovuto lavorare insieme. Fa giocare bene l'Atalanta, e riesce a dare convinzione e far rendere i suoi al 110%. Questi sono i risultati, va dato merito sia ai calciatori che all'allenatore".

Se oggi vedesse Felipe Melo?
"Ne approfittiamo per stare lontani col Coronavirus... Il tempo aggiusta un po' tutto, ripensi a quei momenti e sì, era esuberante. Ora che è passato tempo non gli direi nulla, anche se una battuta sui suoi comportamenti gliela farei. Spero si renda conto di cosa poteva essere e non è stato, una testa non a posto".

La solidità della Juve quanto conta?
"La fortuna della Juventus è avere la stessa proprietà da sempre, c'è continuità e questo aiuta molto. Forse è l'unico, o comunque uno dei pochi segreti della Juventus: spalle coperte e tranquillità societaria per i giocatori. Il periodo dopo il 2006 non è stato dei migliori ma si sono buttate le basi per questo momento. Il calcio vive di cicli, sono convinto che tra un po' toccherà di nuovo all'Inter, poi al Milan, e anche loro torneranno ad altissimi livelli".

Cosa può fare la Juventus in Champions?
"Quest'anno si è ripreso dopo tre mesi di inattività, arrivando alle final eight in maniera diversa. Il campionato italiano non si fermava mai a differenza di quello tedesco, che in inverno stava un mese senza giocare con i calciatori più freschi poi a marzo e aprile. Ora sarà una specie di piccolo Mondiale, ci vorrà fortuna con infortuni, squalificati e condizione".

Donnarumma è l'erede di Buffon?
"Sicuramente sta dimostrando di essere un grande portiere. Su quelli italiani si sfonda una porta aperta: lui, Meret, Sepe, Gollini, Audero... Stanno tutti dimostrando il loro valore".

Mancini sembra avere l'imbarazzo della scelta oggi.
"Sì, tranne un paio di anni di fermo che ci sono stati, la continuità giusta è quella italiana: i nostri portieri sono più forti degli altri. All'estero sono più muscolari e giocano più con i piedi tipo Alisson che è completo, bisogna anche sapersi adattare".

Come giudica la scelta della Juve di affidare la panchina a Sarri?
"Non sono stato molto sorpreso: se scegli di cambiare Allegri o prendi un altro allenatore come lui, ma tanto vale non farlo, o cambi totalmente cercando un allenatore più di campo come Sarri, per sviluppare un gioco diverso. Il bel gioco è bello solo quando vinci, se non vinci non lo è, sei andato male. Se giochi bene e arrivi quinto non se ne accorge nessuno. Non va valutato al primo anno, anzi, se vince lo Scudetto secondo me è un grande successo, ma va valutato dal secondo in poi".

Ci racconta lo sviluppo del calcio cinese? Cosa manca?
"Hanno cominciato tardi, e ci vuole il suo tempo. Nelle scuole c'è da un anno il calcio: come prima cosa ci vuole il talento, poi la passione. Purtroppo i cinesi hanno poco talento, e nemmeno tantissima passione per questo sport. Un cinese bravo in Europa c'è, ed è Wu Lei, ma è l'eccezione che conferma la regola. Gli fanno contratti milionari qua, perché devono venire in Europa?".

Anni fa era così?
"Rimanendo terra terra, oggi i ragazzi pensano molto ai soldi. Ai miei tempi non si parlava neanche di andare in Cina a 26-27 anni, ma casomai a fine carriera. Oggi quei soldi lì te li sogni in Europa... Quando non servi più, tra l'altro, vieni cacciato via senza troppi sentimentalismi, e quindi ogni ragazzo pensa ad arricchirsi più possibile. Una volta era diverso, eri della società, oggi invece sei quasi in affitto. Prendiamo il caso della Juve, c'è Pjanic che va al Barcellona e deve fare però finale di campionato e Champions. Potrebbe pensare anche a non farsi male, io spero di no, ma il dubbio mi viene. A 32 anni devo rischiare di farmi male al ginocchio prima di andare al Barcellona? Sbagliato pensar male, ma ricordo un episodio. Brady tirò il rigore a Catanzaro sapendo di essere già stato venduto dalla Juve, ma erano tempi di uomini veri, e fece vincere lo Scudetto alla Juve".

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