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TMW RADIO - Gandini: "Lavoro per il futuro del basket. Gravina? Con la C forse ha esagerato"

di Dimitri Conti
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Archivio Stadio Aperto 2020
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Archivio Stadio Aperto 2020
Umberto Gandini, Presidente della Lega Basket, ai microfoni di Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Umberto Gandini, dirigente sportivo ex Milan e Roma, oggi presidente della Lega Serie A di basket, è intervenuto in diretta nel corso di Stadio Aperto, trasmissione in onda sulle frequenze web di TMW Radio: "Non ho purtroppo ancora avuto tempo di capire cos'è il basket italiano, perché son arrivato il 9 marzo a campionato appena sospeso, poi c'è stato il lockdown e l'emergenza, una delle fasi più difficili del millennio. L'obiettivo principale è stato mettere in sicurezza le squadre e i dipendenti, vedendo oggi la Serie A e il calcio, non credo che il basket potesse permettersi di aspettare così a lungo, è stata una scelta illuminata e necessaria, così da permettere alle società di mettere un po' in sicurezza i conti e programmare la prossima stagione, cosa che ci interessava di più".

Analogie tra basket e calcio viste dal suo nuovo ruolo?
"Rappresento le società, ciascuna di esse porta i propri interessi particolari, ma la gestione è sull'interesse collettivo. I numeri e il giro d'affari sono molto diversi, non paragonabile neanche l'incidenza dei diritti tv... Le dinamiche sono simili, la dimensione no".

Che dire della questione promozione tra Torino e Ravenna?
"Non è una querelle tra le due realtà, c'è stata una sollevazione di Ravenna su decisioni prese in autonomia dalla Lega Basket. Avevamo deciso da subito di arrivare a numero pari di squadre, avendone 17 c'era un posto libero e, con una stagione conclusa senza verdetti, abbiamo preso una scelta, basandoci su un ranking con criteri oggettivi e trasparenti su cui stabilire le posizioni. Abbiamo indicato Torino, e oggi non ha ancora le carte in regola per salire, perché ha una proprietà condivisa con Sassari in Serie A, e viste le condizioni credevo fosse giusto che li avvisassimo, cosa che invece ha provocato un senso di mancato rispetto a Ravenna. La norma sul riposizionamento è stata interpretata come possibilità di risalita, e invece riguarda solo le potenziali auto-retrocessioni, senza il rischio di mancate sanzioni".

Che ne pensa di Gravina e Spadafora?
"Io ho avuto a che fare con il Ministro per discutere a volo d'uccello le situazioni emergenziali del basket assieme al presidente Petrucci, e lo conosco superficialmente. Non è stato molto bello vedere il confronto tra Serie A e Ministero dello Sport, capisco il ruolo di Gravina che svolge il suo compito di portare la disciplina a riprendere, rispettando quanto definito fino ad adesso. Penso che il suo ruolo avrebbe dovuto ricoprirlo la Serie A, visto che sono loro a gestire effettivamente il campionato e non la Federazione, che svolge una funzione super partes di sintesi. Nel Consiglio Federale si è deciso anche di imporre a una Lega (la Lega Pro, ndr) di giocare contro quanto aveva deliberato, e forse lì è un po' troppo. Leggo che le frizioni continuano, la AIC che si è messa di traverso, la Lega Pro in difficoltà, la Serie A che mostra dei distinguo...".

Che direzione dovrebbe prendere il movimento basket? Che ne pensa di franchigie e sistema chiuso?
"Se avessi saputo che le domande sarebbero state queste non sarei intervenuto (scherza, ndr). Abbiamo un'idea e ne abbiamo parlato con la federazione e le società. La Serie A di basket è l'elemento trainante del sistema ed ha la responsabilità di portare il miglior gioco possibile. Poi ci sono realtà che hanno o dovrebbero altre mission, come quello di far crescere i giovani italiani. Abbiamo appena cominciato un percorso, e poi c'è l'emergenza che ci impedisce di pianificare più di tanto. Siamo un sistema che vive di sponsorizzazioni, da lì arriva l'80% dei ricavi, e abbiamo chiesto una norma per favorire chi ha investito ed investirà nel basket, ma ancora non è stata approvata. Lavoriamo alacremente per questo, perché il futuro dello sport italiano, a differenza della Serie A di calcio, è tutta un'attività ancora legata al mecenatismo. Dovevano esserci interventi del Governo, ma ancora non abbiamo avuto alcun aiuto. Ci siamo uniti ad altre realtà, la Lega Volley maschile e femminile, la Serie C di calcio, per un discorso di sistema, e qui coinvolgo anche il CONI e tutti gli altri sport che rappresenta e che ne avrebbero bisogno. Speriamo di riuscirci. Sul format, ci sono due grandi sistemi: l'NBA, unica lega chiusa al mondo che dà grande spettacolo e porta grande agonismo solo ai playoff, un sistema chiuso e auto-referenziati, e poi c'è l'Europa, con tutte le promozioni e retrocessioni. Forse alla lunga l'Eurolega potrà sostituire i campionati nazionali ma si dice da quando è nata, non mi sembra nelle sue migliori condizioni. Il campionato italiano da campionato di destinazione è diventato di passaggio, vorremmo che tornasse alle origini".

Una formula più snella di Champions ed Europa League potrebbe essere utile?
"Sicuramente la stagione che si sta delineando sarà molto complessa per il calendario, e quello del calcio è intasato a livello mondiale. Sicuramente qualcosa andrà fatto, ma non penso che sarà a lungo termine. La formula attuale della Champions per me è la migliore possibile, ci sono studi per cambiare i sistemi di qualificazione nel 2024, e vedremo, ma indubbiamente una stagione che inizia a ottobre e deve finire entro maggio è molto complessa, dovranno aggiustare qualcosa ma non sarà permanente".

Come si farà con i palazzetti?
"Il mondo che avremo a settembre mi auguro sia diverso da oggi. Stiamo piano piano ripartendo, confidiamo di mettere in pratica le normative da qui a settembre e di adeguarci alla situazione. Abbiamo deciso di nominare una commissione con vari esperti all'interno, e c'è un interscambio con la lega volley: confidiamo di poter avere gli spettatori nei palazzetti, guardiamo al futuro con ottimismo e consapevolezza. Vorremmo disegnare le regole insieme, non deve essere solo un tema di CTS e medicina dello sport, ma se andiamo a riaprire cinema, teatri, un incremento dei mezzi pubblici, credo che troveremo anche gli accorgimenti per avere il pubblico nei palazzetti".

Ci sono realtà fragili in Serie A.
"Ci sono situazioni diverse che hanno l'unico comun denominatore nella mancanza di liquidità. Roma, Cremona, ma anche Pesaro dove c'è già un consorzio che negli ultimi anni ha fatto molto, risanando la società ma ponendo anche limiti di budget: sono situazioni preoccupanti che danno la fotografia della difficoltà dello sport italiano a reperire risorse senza interventi statali che oggi non possiamo avere. Servono norme per il futuro".

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Giovedì 18 Aprile 2024
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