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TMW RADIO - Buscemi: "Idris di un'intelligenza mostruosa. Dobbiamo tutto a Paolo Beldì"

di Tommaso Bonan
Fonte: TMW RADIO
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Nel pomeriggio di TMW Radio, all’interno di “Calciomercato & Ritiri”, per ricordare Idris, è intervenuto Massimo Buscemi, lo "Statistico" di "Quelli che il Calcio".
Idris è morto a Brescia il 4 agosto.

: "Un mio ricordo di Idrid? È stato un bellissimo periodo vissuto insieme. Rimane nostalgia. Vorrei fare le condoglianze ai quattro figli e alla sua compagna. Lui era un grandissimo tifoso della Juventus. Noi giocavamo a prenderci in giro: tu sai di calcio quanto io so di te”.

La sua storia era parte stessa del suo bagaglio di vita…
“Aveva un’intelligenza che andava al di là di tutto. Lui è nato nel Gambia, cresciuto in Senegal e ogni volta che tornava lì lo chiamavano l’italiano. Nella vita conta tanto “come ci si propone” e lui ha capito subito che se ti proponi bene essendo te stesso, poi vieni accettato”.

A fine anni Novanta era così scontato che si affermasse un personaggio come lui?
“Ricordiamolo. Tifoso di colore! All’inizio c’è stata una certa ritrosia, televisivamente parlando. È facile oggi fare i santarellini, ma all'epoca non era scontato, anzi... il contrario! È stato il primo in assoluto ad essere direttore di una radio e di una televisione privata italiano: TeleBrescia. Era laureato, parlava quattro o cinque lingue. Era un mostro e avevamo tutti la sensazione di essere al cospetto di una persona geniale”.

Il vostro segreto?
“Tanti non se lo ricordano. Paolo Beldì: noi dobbiamo tutto a lui. Bartoletti era già un grande. Noi altri dobbiamo invece tantissimo a lui. Ha creato una famiglia, un gruppo dove vigeva l’uno per tutti e tutti per uno. Potevi mettere me, la Marchesini, un altro, non cambiava nulla. Non è come ora, dove si va nelle trasmissioni sportive per apparire. Un opinionista che va col tablet, ma dove va?!”.

Idris ha reso più simpatica la Juventus?
“Devo dirti che - non nascondiamoci - sono tassonomico e non nozionistico. Sono per l’ordine e per la classificazione della materia: non è che i tifosi della Juve fossero umili. È diventata simpatica quando è stata trattata come tutti gli altri”.

Lo Statistico segue il calcio contemporaneo?
“La seguo, ma tramite i giornali. Oramai, se vedi il calcio in Arabia, non è più calcio. Una volta, anche i calciatori più ricchi avevano un senso di riconoscenza per le squadre dove avevano militato. Gigi Riva avrebbe potuto guadagnare cento volte quel che prendeva ed è sempre rimasto a Cagliari. Il povero cerca di fare di tutto per diventare ricco. Un po’ come l’innamoramento, vale il percorso, non il risultato. Nel momento in cui diventa ricco dovresti soddisfare tutte le tue esigenze di ex povero. Invece diventi improvvisamente tirchio. Io dico: ne vale la pena? Se sai che guadagni un milione di euro l’anno e sai che è oltre ogni aspettativa, perché devi pretendere di più? Hai paura di finirli? Sono 40 anni che lavoro nello spettacolo: 3 anni con Teo Teocoli e 37 con Gaspare e Zuzzurro. Non pensiamo che siano tutti simpatici ed allegri come li vedi, perché è gente che la propria realizzazione ce l’ha sul palcoscenico. Ho un viso a triangolo scaleno, che poteva essere un handicap ma che nella realtà ha rappresentato una fortuna”.

Che cosa prevede Massimo Alfredo Giuseppe Maria per la prossima stagione?
“In rapporto alle amichevoli in tour per USA e Giappone, credo che quest’anno Napoli, Inter e Juventus stiano un passo avanti a tutti. La Juventus ha finalmente riscontrato un trattamento pari alle altre e si è tolta di dosso il “diniego” di essere i raccomandati della situazione. Questo porterà delle grandi motivazioni a una squadra che ora ha una struttura vaccinata per ogni situazione. Allegri e Giuntoli sono il top nel proprio settore. Vedo una grande Juventus il prossimo anno”.

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