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R. Salvadori: “Juric ha dato subito al Toro una parvenza di gioco diverso. E può migliorare”

di Elena Rossin
Roberto Salvadori
Roberto Salvadori

Roberto Salvadori è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Salvadori vinse uno scudetto con il Torino nel 1976 ed ha indossato la maglia granata dal 1973 al 1983. Con lui è stato fatto un primo bilancio sulla squadra granata dopo sette partite di campionato.

Il Torino ha fatto un passo avanti rispetto all’anno scorso, ma ha anche delle problematiche e subisce gol nei finali di gara che gli fanno perdere punti. A suo parere la squadra è quella vista nelle vittorie con Salernitana e Sassuolo e nei pareggi con Lazio e Verona prima delle rimonte e nel secondo tempo del derby?
“Eh, la cosa certa è che la musica è cambiata. Adesso il Torino sta facendo un gioco altamente dispendioso e godibile dal punto di vista dello spettatore. Si vede la squadra attaccare alto, non buttare la palla lunga se non in qualche frangente per scavalcare il centrocampo, fare a tratti il suo gioco e non avere paura. Tutte cose altamente positive. Ma è chiaro che questo comporta il non entrare subito con facilità in una dinamica diversa e poi il gioco dispendioso comporta che ci siano continui o quasi cambiamenti di giocatori al fine di permettere a tutti di riposare adeguatamente. E’ dura giocare così. Anche noi con Radice facevamo un accenno di pressing e avevamo la prerogativa di attaccare, ma c’erano poi dei momenti nei quali bisognava tirare il fiato. Adesso questa cosa è stata superata con i cinque cambi, però bisogna avere la possibilità di poter cambiare i giocatori e noi stiamo giocando con un attacco dimezzato in quanto a disponibilità e quindi diventa più dura perché anche l’attaccante partecipa sin dall’inizio a questo pressing nella metà campo e nell’area della squadra avversaria. Secondo me, questo Torino può migliorare e in tal senso ha imboccato la strada giusta. Vedere il Toro giocare oggi è già più un piacere: non è una squadra che fa sbadigliare, ma è una squadra che ti tiene sempre un po’ in tensione ed è una bella cosa”.

I tanti infortuni e le conseguenti lamentele pubbliche di Juric che sono state seguite dalla risoluzione del contratto consensuale fra il medico sociale e la società indicano che questo è il problema che ha il Torino e possono spiegare i gol subiti nei finali?
“Lo sanno solo loro se è un problema proprio legato a una non corretta ripresa dopo gli infortuni e a cure mediche che potrebbero essere differenti. Il gioco del Torino è dispendioso, ma lo è in generale da parte di tutte le squadre e infatti le rose si sono allungate. Se si pensa a trent’anni fa le rose erano di 14-15 giocatori, mentre adesso si hanno due squadre complete. E’ normale che sia così perché il gioco è cambiato. Fa parte anche del gioco stesso avere qualche infortunio in più, soprattutto se non si riesce a fare un giusto avvicendamento dei giocatori”.

In questo primo periodo qual è il giocatore che l’ha impressionata positivamente?
“Più che un singolo giocatore, a parte Pjaca e Brekalo che hanno dimostrato di essere buoni giocatori ed avere qualità, in generale tutti i nuovi e la conferma di alcuni che c’erano già l’anno scorso come Singo che era stato una scoperta e adesso si sta appunto riconfermando con ancora qualche piccola cosa da limare, ma è normale perché crescendo si acquisiscono esperienza, capacità, lettura della partita e posizionamento in campo. Più che il singolo è il cambiamento di gioco che è stato positivo e la scoperta migliore. Noi venivamo da delle annate che la palla la si buttava lunga oppure no si riusciva a creare o a ripartite, invece adesso la squadra ha entusiasmo e crede in se stessa perché va a prendere la palla e la passa. Sicuramente io attribuisco una grande valenza all’allenatore Juric perché ha saputo dare subito una parvenza di gioco diverso e che può migliorare. Cosa che con gli altri allenatori non vedevo”.

Chi invece non l’ha ancora convinta, se c’è?
“Purtroppo quei giocatori che erano avvivati con grandi aspettative e che poi non sono riusciti a mantenerle, per problemi vari anche legati agli infortuni. Baselli e Verdi che sono giocatori che hanno delle qualità, però al Torino non sono ancora riusciti ad esprimerle. Spero che ci sia l’opportunità di farlo anche per loro in modo che possano dimostrare chi sono in realtà”.
La questione Belotti, a prescindere dall’infortunio, ma il rinnovo del contratto che resta in sospeso alla lunga può diventare un problema?
“Nella prima partita con l’Atalanta Belotti era entrato al 65esimo e aveva segnato, ma noi abbiamo perso e nella seconda con la Fiorentina ha disputato l’intero match e di nuovo abbiamo perso e in seguito lui non c’era per infortunio e abbiamo vinto con Salernitana e Sassuolo e pareggiato con Lazio e Venezia. E’ un giocatore che è stato importantissimo e lo sarà sicuramente ancora, però come accaduto in altre situazioni e anche in altre squadre chi decide per il suo futuro lo fa in base alle sue aspettative e insieme alla società in base ai programmi. In generale non penso ci sia un giocatore, a meno che non sia Maradona o Messi, di sui non si possa fare a meno, soprattutto con il gioco che viene fatto adesso dove si esalta il gruppo, la squadra e non il singolo. Ormai è il singolo a doversi adattare a quelle che sono gli schemi dell’allenatore”.

La prossima partita del Torino sarà con il Napoli che è l’unica squadra ad aver vinto sette partite su sette. I granata sono pronti ad affrontare una squadra che ha dimostrato di saper conquistare il massimo con qualsiasi avversario?
“Ma sì, penso di sì. Forse con squadre che giocano come il Napoli e fanno giocare può uscire la sorpresa perché si è più consapevoli e preparati sulla forza dell’avversario e quindi questa può essere un’arma in più per ottenere un risultato positivo. E’ chiaro che il Napoli sta dimostrando di valer e si è presentata alla grande per la vittoria finale del campionato. Tutte le partite hanno una storia a sé, vediamo Se recuperiamo qualche infortunato ce la giochiamo come oramai accade in tutte le partite, non accade più che la squadra di vertice contro l’ultima sia sicura di vincere, anche se poi alla fine vince perché i valori e la qualità vengono fuori, però i tre punti bisogna sempre sudarli alla grande”.

Quindi può essere anche un bel test per il Torino?
“Sì, sicuramente sì”.

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