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Ordine: “Milan, il pericolo è una macedonia nello staff tecnico...”

di Redazione TMW
Fonte: Milannews.it
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Tutte le volte che m’imbatto in qualche chat (di questi tempi sono un lavoro e una salvezza al tempo stesso), la domanda più gettonata che ricevo è sempre la stessa: Elliott quando venderà?, è vero che appena avrà lo stadio si libererà del club? Ho provato ad articolare un ragionamento che qui posso sviluppare meglio e che credo contribuisca, in giorni complicati e tormentati, a ridare un po’ di serenità ai tifosi di fede milanista. Prima considerazione: con una tragedia di questo genere, moltiplicata dalle ricadute di natura economico-finanziaria, avere un azionista che vanta 40 e passa miliardi di dollari come patrimonio da gestire nel fondo, mi sembra un’autentica fortuna. Pensate se tutto ciò fosse avvenuto con i cinesi e con la coppia Fassone-Mirabelli: altro che libri in tribunale! Seconda considerazione: l’originale piano temporale di Elliott annunciato e confermato più volte è sempre stato di medio termine, diciamo di almeno 5 anni la previsione iniziale. Oggi, alla luce del ciclone che si è scatenato sul calcio e sull’economia dei singoli paesi, tale appuntamento di massima dev’essere spostato in avanti. Perché già l’intesa per la costruzione dello stadio nuovo San Siro subirà qualche ritardo e perché poi le condizioni economiche generali dei club richiederanno particolari interventi per evitare il crac del sisema. Di sicuro chi ha a disposizione un azionista di grande solidità è destinato a sopravvivere al contrario invece di chi ha aziende o patrimoni personali modesti.

Facciamo perciò qualche conto elementare: se fino a qualche tempo fa tra la costruzione dello stadio e la possibilità di cominciare a dare utili, più il fiorire delle prossime scelte tecniche, sarebbero stati necessari 5-7 anni, adesso bisognerà spostare le lancette degli orologi rossoneri più in là e immaginare che Elliott, prima di quelle date, non sarà in grado di infiocchettare il pacco regalo da passare ad altro acquirente. Lo ripeto qui: è una fortuna avere un portafoglio di quelle dimensioni in periodi di magra e di crisi internazionale. Quello che conta, contestualmente, sarà la scelta del prossimo management tecnico. Rangnick è una pedina: da decifrare solo con quale compito arriverà al fianco di Gazidis che lo conosce e lo stima da molto tempo. Sul conto di Stefano Pioli, cui va reso omaggio per la tenuta psicologica in una stagione così tempestosa, sono da registrare una striscia di dichiarazioni da parte dei suoi calciatori tutte di segno positivo. Autentiche, intendiamoci. Un altro al suo posto, magari fumantino come Spalletti tanto per fare un cognome, avrebbe dato di matto. I calciatori del Milan ne parlano benissimo e anzi reclamano a viva voce la sua riconferma. Cosa significa dalle parti del calcio italiano? Che la sua riconferma non è sicura altrimenti nessuno si sognerebbe di ripetere come la litania. Avete mai sentito dire a un calciatore dell’Inter una frase del tipo “Conte merita di restare”? Il motivo è semplicissimo: perché non è in discussione la conferma del tecnico pugliese. Ora, per la panchina milanista, si leggono candidature le più stravaganti. Evidente che se decidesse Rangnick dev’essere uno in perfetta sintonia con le sue idee di calcio e in particolare con il piano della società. Mettere insieme un sud-africano che parla inglese con un tedesco dt e un eventuale italiano conoscitore del calcio di casa nostra, significherebbe fare una macedonia di lingue, esperienze, usi e costumi che mal si coniuga col proposito di riportare in alto il club.

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Domenica 19 Maggio 2024
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