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Mantova, Burrai: "La nostra forza è il gruppo e Possanzini. Cagliari? Cresciuti i big"

di Redazione TMW
Fonte: Salvatore Bordiga per TUTTOCAGLIARI.NET
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© foto di Image Sport

Ha appena ottenuto un’esaltante promozione in serie B col suo Mantova, risultando uno dei giocatori chiave della trionfale stagione dei lombardi in Lega Pro.
Le sue geometrie illuminanti e la sua lucida regia hanno aiutato la formazione mantovana a dominare in lungo e in largo il campionato e a ritornare con pieno merito tra i cadetti.

Salvatore Burrai da Sassari, dopo un paio di fugaci apparizioni in serie A con la maglia del Cagliari, è stato costretto a inseguire i suoi sogni di calciatore e di uomo lontano dall’Isola.
E allora ha finito per girovagare per mezza Italia, distillando gocce di classe purissima e guidando il centrocampo di compagini come Foggia, Siena, Perugia e Pordenone. L’anno prossimo, a 36 anni, tornerà da protagonista - e da capitano - in serie B, con l’obiettivo e con l’idea fissa di continuare a stupire.

Salvatore, come ha vissuto la galoppata verso la promozione in cadetteria? La scintilla tra lei e il sodalizio lombardo è scattata fin da subito…

“Intanto non era affatto scontato che la stagione prendesse questa piega. L’anno scorso siamo ripartiti totalmente da zero: nuovo allenatore, nuovo direttore, nuovi componenti della rosa. Mister Possanzini, poi, propugnava e propugna un’idea di calcio ambiziosa e, per questo motivo, difficile da attuare in Lega Pro. Per tantissimi motivi, non ultima la qualità dei campi da gioco che, come sanno tutti, non è certo paragonabile a quella degli impianti di serie A. Ma noi siamo stati bravi a seguire il tecnico passo dopo passo, fino a mettere in pratica ciò che lui ci chiedeva. I risultati sono arrivati ben presto e hanno indubbiamente facilitato e accelerato il percorso: dopo le prime giornate ci siamo accorti che avevamo un qualcosa in più rispetto ai nostri avversari. Merito dell’idea di gioco di Possanzini e anche, ovviamente, di noi calciatori: penso soprattutto ai più giovani, che fin dall’inizio si sono distinti per impegno, dedizione e voglia di allenarsi duramente.

Così abbiamo creato un gruppo forte e motivato, smanioso di imparare il calcio proposto dal mister: non vedevamo l’ora che iniziasse l’allenamento perché eravamo curiosi di scoprire la filosofia del nuovo allenatore. Abbiamo stravinto un campionato difficilissimo, imponendo il nostro gioco praticamente su tutti i campi e dominando dall’inizio alla fine: un’impresa fantastica e difficilmente immaginabile ad agosto.”

Lei, un veterano della categoria con un’esperienza di lunghissimo corso, dopo il fallimento del Pordenone ha scelto Mantova per rimettersi in gioco.

“Devo dire che avevo anche altre offerte da piazze estremamente importanti e prestigiose: da Vicenza a Trieste. Però sono stato conquistato dall’entusiasmo contagioso e dalla voglia di fare della società mantovana, che mi ha trasmesso fin da subito delle sensazioni molto positive. Sia il presidente che il direttore avevano tutta l’intenzione di disputare un campionato di vertice, per riportare la squadra agli antichi fasti.
Insomma, in principio non è stato ‘facile’, tra virgolette, accettare il corteggiamento del Mantova. Ma, una volta partito in ritiro coi miei nuovi compagni, mi sono immediatamente accorto che c’erano le basi per costruire qualcosa di importante. In più la filosofia di Possanzini si sposava bene con le mie caratteristiche: a me piace giocare la palla, non buttarla mai via. E anche l’ambiente ha contribuito a farmi sentire a casa: già prima dell’inizio del campionato avevamo ben cinquemila abbonati pronti a sostenerci in ogni gara casalinga.”

Salvatore, non posso esimermi dal farle una domanda sul “suo” Cagliari, che nel girone di ritorno sta marciando a un ritmo decisamente più sostenuto rispetto a quello del girone d’andata. È davvero cambiato il vento?

“Ultimamente i rossoblù hanno ottenuto dei risultati importanti. Ma attenzione: la strada è ancora lunga. La serie A è una categoria nella quale non puoi permetterti di sbagliare veramente nulla. Ora il Cagliari è atteso da due grandi sfide contro Inter e Juventus: se non dovesse riuscire a fare punti, in caso di concomitanti successi delle dirette concorrenti rischierebbe di venire nuovamente risucchiato nei bassifondi della graduatoria.
Però ora si vede una squadra che gioca con più coraggio, con più convinzione. Ed è evidente che molti elementi stanno bene sia dal punto di vista fisico che da quello psicologico. Io mi auguro che i ragazzi di Ranieri ce la facciano a raggiungere l’obiettivo, anche perché negli ultimi mesi hanno dimostrato che in serie A ci possono stare eccome.”

A suo avviso che cosa è cambiato rispetto a due-tre mesi fa, quando il Cagliari sembrava inesorabilmente destinato a sprofondare nel baratro? Qual è stato il vero segreto della rinascita dei rossoblù?

“Innanzitutto sono cresciuti i giocatori di maggiore qualità. Ora ci sono elementi che riescono a dare degli ‘strappi’ decisivi, a spaccare le partite. Penso a Viola: quando entra nella ripresa spesso e volentieri spariglia le carte del match, ma anche quando scende in campo dall’inizio offre delle letture che altri suoi compagni, maggiormente preposti a far legna e a distruggere il gioco avversario, non sono in grado di dare. E in serie A la qualità è imprescindibile. E poi il gruppo probabilmente si è sbloccato a livello mentale: il tutto in concomitanza con un miglioramento generale della condizione fisica.

Infine il fattore-campo: fare punti a Cagliari non è mai facile per nessuno. Credo che l’undici di Ranieri debba costruire le sue fortune principalmente all’Unipol Domus. E il successo contro l’Atalanta non deve essere assolutamente un punto d’arrivo o di rilassamento, ma semmai l’inizio di un nuovo corso.”

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Giovedì 16 Maggio 2024
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