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Lapo de Carlo: "Inter, la promessa e la ragione"

di Redazione TMW
Fonte: williamhillnews.it
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Se l’Inter fosse un politico avrebbe successo, perché il valore della promessa nello sport, come nella politica, vale più del suo mantenimento. L’Inter, a differenza dei politici, non è consapevole, non fonda la sua esistenza promettente su una strategia illusoria ma, più di ogni altra squadra, viene incoraggiata e gonfiata dalla stampa senza analisi obbiettive, per poi impallinarla con altrettanta pervicacia.
Le ultime stagioni dell’Inter e il modo di affrontarne l’argomento, per quanto mi riguarda, somigliano più al loop temporale di “Ricomincio da capo”, il film con Bill Murray e Andy MacDowell del 1984, nel quale il protagonista del film rivive la stessa giornata all’infinito. L’Inter da anni ripete lo stesso andamento, inducendo giornalisti e tifosi a effettuare un rituale incredibilmente identico nelle analisi e nelle reazioni, ingenuamente stupite.
L’Inter tornata in campo con Napoli, Samp e Sassuolo ha gli stessi pregi e difetti di quando l’avevamo lasciata prima del covid e davvero stupisce lo stupore.
Sbalordisce come ogni anno le squadre che dovrebbero contendere alla Juventus lo scudetto, vengano gonfiate ad elio, esasperandone le qualità e incoraggiando i tifosi italiani a credere che sia l’anno giusto. Perdonate lo sfogo ma personalmente da anni, precisamente dal 2013, scrivo già ad agosto che lo scudetto lo vincerà la Juventus, spiego perché, argomento la questione e chiudo con la sentenza, ma gli interlocutori mi guardano con l’aria compassionevole rispondendomi che, considerando il mio interismo, lo dico con un fine strategico, mentre i tifosi dell’Inter sostengono che non dando chance all’Inter sarei negativo e troppo pessimista. Parliamo della stessa Inter che dal 2012 si è piazzata tra il nono e il quarto posto (all’ultima giornata e con sofferenze indicibili).
Che ci crediate o no, nonostante le cose da anni vadano esattamente come sapete, la storia si ripete, nessuno accetta di aver sbagliato e ricomincia a parlar di Napoli, Inter, Lazio ecc. che vinceranno lo scudetto, perché la Juventus sarebbe al capolinea.
Fatta questa lunga premessa sostengo in sintesi che:
1- Il fair play finanziario è stato un pessimo divaricatore sportivo, che ha aumentato irreversibilmente la distanza tra pochi club e tutte le altre.


2- Oggi non esistono più allenatori che nei grandi club possano fare la differenza da soli. Klopp al Liverpool ha impiegato 4 anni, Guardiola dal secondo anno ma il terzo è andato decisamente peggio, Ancelotti, viene da diversi esoneri, Conte si sta già prendendo la patente di sopravvalutato e Mou è già stato declassato dall’immaginario collettivo.
3- Oggi vincono le società (PSG, Bayern, Juve, Real, Barcellona e tre inglesi) che hanno soldi e possono comprare e permettersi di sbagliare, senza che questo devasti troppo la stagione.
4 Ogni tanto può capitare l’exploit di una squadra ma rappresenta un’eccezione sempre più rara.
Per quanto riguarda l’Inter è al primo anno di una dirigenza forte (con Marotta) che, pur con un grande allenatore (Conte), ha commesso errori già visti a Milano da altri bravi tecnici (Lippi), quando cercavano di fare la rivoluzione culturale, anteponendo se stessi alla storia del club. Conte parla ancora da uomo non organico all’Inter, mette anima e convinzione ma non conosce bene la storia nerazzurra e non sembra rispettarne la sua cultura, come dimostra l’eliminazione dell’inno.
L’Inter ha pareggiato in modo disarmante col Sassuolo e, quando si troverà a dover vincere ad ogni costo, darà vita ad altre partite dal risultato deludente, come con Borussia, Barcellona (in casa), Lazio, Juve, Napoli, Parma, Cagliari e Sassuolo. La squadra non ha nessun leader, nessun giocatore che dalla panchina possa entrare in campo ed essere valido quanto un titolare, ad eccezione di Sanchez. Il modulo a tre con questi giocatori ha dato ragione a Conte solo fino alla fine di ottobre, poi è arrivato il calo, l’eliminazione da Champions e Coppa Italia, fino al distacco ormai siderale dalla Juventus. Se l’Inter e Conte si daranno tempo in tre anni potranno essere validi competitori della Juventus e delle grandi in Champions, grazie ad una rosa completa e non monca come questa, ma oggi è più logico immaginare che l’obbiettivo debba essere raggiungere la Lazio e, contemporaneamente, essere impensieriti dall’Atalanta per il terzo posto.

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