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Ezio Rossi: “Aspettiamo il famoso 1° settembre per i nuovi giocatori del Torino"

di Elena Rossin
Fonte: Torinogranata.it
Ezio Rossi
Ezio Rossi
© foto di Marco Farinazzo/TuttoLegaPro.com

Ezio Rossi è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Rossi è cresciuto calcisticamente nelle giovanili del Torino passando in prima squadra e giocandoci dal 1981 all’83 e poi dal 1985 al 1990, in seguito ne è stato allenatore dal 2003 al 2005. Con lui si è parlato della situazione del Torino che questa sera affronterà la prima partita ufficiale della stagione disputando i trentaduesimi di Coppa Italia contro il Palermo, squadra che milita in Serie B.
Il Torino non ha più tanti titolari che l’anno scorso hanno contribuito a portarlo al decimo posto in campionato e finora ha preso Pellegri (che era già arrivato a gennaio in prestito), Bayeye, Radonjic e Lazaro e il presidente Cairo ha dichiarato che saranno presi un centrale di difesa, un centrocampista (ieri ha fatto le visite mediche il diciottenne Ilkhan, ndr), e almeno un trequartista, anche due se ci saranno le condizioni …
“Basta che li prenda. Intanto li prenderà il 1° di settembre e il Toro avrà disputato tre partite di campionato”.
Che cosa ne pensa della squadra che questa sera contro il Palermo giocherà la prima gara ufficiale in Coppa Italia?
“Mah, per chi segue ancora il Toro - non ne sono più tanto innamorato per cui lo seguo molto da lontano - è una storia alla quale si è abituati e ci si è fatti il callo: sul mercato si aspetta l’ultimo secondo per trovare l’affare sperando che vada bene e soprattutto che si trovino i giocatori compatibili con le richieste dell’allenatore. E non è facile trovare calciatori adatti e in linea con il gioco dell’allenatore quando gli altri non li vogliono. Non sono delle prime scelte se si trovano ancora sul mercato all’ultimo istante. La squadra è nelle mani di Juric che è l’unica garanzia, come ho già detto tante volte. Lui riesce a tirare fuori il massimo da qualunque giocatore, almeno è quello che ha dimostrato l’anno scorso e bisogna sperare che continui sempre a farlo. Anche l’estate scorsa la situazione era simile per cui ci auguriamo che si ripeta. Dispiace perché le società che per la squadra vogliono fare qualche cosa di diverso e migliorarla veramente non agiscono così.
Lei quindi concorda con chi dice che a oggi il Torino è più debole dell’anno scorso?
“Sicuramente, oggi il Torino è molto più debole dell’anno scorso. Intanto ha perso Belotti che, per me, rappresenta la perdita più importante: non tanto dal punto di vista tecnico, ma da quello spirituale poiché sotto questo aspetto ormai rimane veramente poco. Belotti era uno dei pochissimi sul quale i bambini, che sono ancora ingenui, facevano affidamento e magari quelli che sono un po’ più vecchi lo consideravano l’ultimo baluardo prima dell’annientamento. E poi aver perso Bremer e Pobega non è cosa di poco conto, anche se Bremer ha espresso la sua forza solo nell’ultima stagione. Vanno aggiunti fra le perdite anche Praet, Brekalo, Mandragora e Ansaldi, l’unico che malgrado gli acciacchi sapeva veramente crossare ed era, secondo me, anche una persona affidabile all’interno dello spogliatoio. Bisogna sperare che i nuovi arrivati, alcuni dei quali per me sono degli emeriti sconosciuti poiché non seguo il calcio internazionale di seconda fascia, siano delle scommesse che si possano vincere, come lo sono stati negli anni passati Bremer e qualcun altro. Aspettiamo il famoso 1° settembre e intanto siamo nelle mani di Juric”.


Come vede la partita di questa sera con il Palermo, che è ancora affidato all’allenatore preso dalla Primavera e ha alcuni giocatori, Valente, Lancini, Accardi e Luperini, indisponibili?
“Il Palermo è una neo promossa in Serie B che ha grandi problemi. C’è una società nuova che a mio parere ha fatto, passatemi il termine, troppo casino. Io sono per gli allenatori e stimo Baldini e se lui se ne è andato via vuole dire che le cose non vanno sicuramente meglio che al Torino, dove c’è stata la lite fra il direttore Vagnati e Juric. La partita per il Toro è abbordabile: l’avversario è una neo promossa alla quale era girato tutto bene nei play off di Serie C e dove era riuscita a tirare fuori la promozione. Per carità, il calcio è bello perché può succedere di tutto però, fortunatamente, incontriamo una squadra che è messa forse peggio di noi, non ha neanche l’allenatore”.
Il prossimo sabato ci sarà l’inizio del campionato con il Monza e poi nelle successive gare Lazio, Cremonese e quarantacinque minuti dopo la chiusura del mercato l’Atalanta. Qualche nuovo giocatore arriverà. Che cosa si aspetta dal Toro in queste partite?
“Che si possono fare tanti punti. Almeno il calendario è stato magnanimo dandoci tempo di aspettare i giocatori che arriveranno facendo risultato, che comunque è una cosa importante. Con un inizio così di campionato bisogna fare 9 punti se si vuole pensare di fare un pochino meglio dell’anno scorso”.
Juric aveva detto alla fine della scorsa stagione che voleva provare a riportare il Toro in Europa alzando l’asticella.
“Lo spero, se lo ha detto Juric è una frase un po’ più nuova”.
Ma Juric aveva anche chiesto 10 giocatori, dando per scontato che chi era in prestito non sarebbe stato riscattato com’è accaduto.
“Credo che sia normale per un allenatore che ha messo le basi, anche se speravo che a livello di classifica si potesse ottenere qualche cosa di meglio del decimo posto. Io dico sempre che il Torino deve lottare almeno fino all’ultima giornata per il settimo posto, cosa che non è mai accaduta perché negli ultimi diciassette anni siamo andati due volte in Europa arrivando ottavi per la defezione di due altre squadre. E’ poco. Ripeto, sappiamo bene che il Toro ha passato tante annate, anche prima di Cairo, non brillanti a livello di risultati e guardandomi attorno vedo disaffezione di tanti amici che erano ancora più del Toro di me. Questa è la cosa che più mi dispiace”.
Cambiando argomento e parlando di lei, la scorsa stagione da terzo ha dato le dimissioni da allenatore della Città di Varese, è in attesa di tornare in panchina?
“Mi erano un po’ girate e mi sono dimesso, sono fatto così. Adesso sono al mare da due mesi e poi andrò in montagna, ma se il campo chiama vado subito. Sono un uomo da campo, non da pubbliche relazioni”.

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