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Claudio Nassi ricorda Bobby Charlton: "L'uomo che visse due volte"

di Redazione TMW
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© foto di Federico De Luca

Nel giugno del '55 mi trovavo a Parigi dagli zii. Il cugino Piero, che aveva una vineria tra Pigalle e Montmartre, sapendo che ero patito di calcio mi portò al Parco dei Principi a vedere la Coppa Latina, con Real Madrid, Reims, Milan e Belenenses. Uno spettacolo. Vinse il Real, col Milan terzo, eliminato 3-2 dal Reims al terzo supplementare. Ammirai per la prima volta Di Stefano e Kopa, di cui non avevo sentito parlare. In finale furono 90' da applausi. Di Stefano era sulla linea di porta a difendere e due attimi dopo a segnare. Kopa non era da meno. Vinsero i blancos 2-0 e pensai che cosa avrebbero fatto insieme. Santiago Bernabeu e Saporta non ebbero dubbi e con i due il Real vinse cinque Coppe dei Campioni. Erano immarcabili.

Credevo di non vederne altri. Sbagliavo, perché Bobby Charlton, che sabato ci ha lasciati, a 86 anni, dopo lunga malattia, è stato il terzo. Considerato uno dei più forti della storia e il numero uno inglese, occupa il 12° posto nella classifica dei migliori del XX secolo per la rivista World Soccer e la 10° posizione per l'IFFHS. Qualcuno l'ha definito "l'uomo che visse due volte", per essere sopravvissuto al disastro aereo di Monaco del febbraio '58, quando morirono otto calciatori. Matt Busby e Charlton si salvarono e il M.U., sotto la regia del primo, maestro di Alex Ferguson, tornò grande e dieci anni dopo Bobby, da capitano, poté alzare al cielo la Coppa dei Campioni, dopo aver sconfitto 4-1, con due suoi gol, il Benfica di Eusebio. Nel frattempo i "Busby Babes" vincono la Coppa d'Inghilterra '62/'63 e i campionati del '64/'65 e '66/'67. Viene anche nominato cavaliere dalla Regina Elisabetta II nel '94.

Figlio di un minatore e di Ellen Milburn, era fratello di Jack, ottimo difensore, col quale vinse il Mondiale del '66. Anche gli zii George, Jack, Stam e Jackie Milburn sono stati calciatori professionisti. Sposato con Norma Ball, ha avuto due figlie. Dal 2020 gli è stata diagnosticata la demenza, stessa malattia del fratello. Facile avvicinarlo a Di Stefano per essere un calciatore totale, ambidestro, potente ed elegante, ma difficile, al tempo stesso, trovare termini di paragone con altri. Prima per i numeri, che dicono 647 partite al M.U., 208 gol e tanti assist, poi per i totali: 807 e 260; infine per le caratteristiche. Forse si avvicina Kane, ieri al Tottenham, oggi al Bayern Monaco, ma ripeto forse.

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