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...con Fabio Lupo

di Alessio Alaimo
“Riduzione stipendi,no muro contro muro.Difficile ricominciare ed esultare mentre la gente muore in ospedale.Porte chiuse un’agonia. Io solo a Venezia, voglio riabbracciare mia moglie e i miei figli”
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© foto di Aurelio Bracco

L’ultimo positivo al Coronavirus è Antonio Vacca, centrocampista del Venezia. “Sta bene, ha superato la fase sintomatica. Purtroppo lo abbiamo scoperto soltanto lunedì perché da quando ha chiesto di fare il tampone è passato qualche giorno. Fortunatamente eravamo stati tempestivi nell’interrompere gli allenamenti prima ancora che la sospensione diventasse obbligatoria”, dice a TuttoMercatoWeb il direttore sportivo arancionerverde, Fabio Lupo.

Il calcio italiano punta a riprendere i campionati.
“Lo dicono tutti ma forse molti dimenticano nei fatti concretamente che la salute sia la reale priorità. Bisogna pensare a quando riprendere ma soprattutto a come. Ciò che sta mancando è una prospettiva di medio lungo termine. Purtroppo ognuno ragiona in base al proprio angolo, manca una visione di ampia veduta in tutti coloro che stanno partecipando a questo grande dibattito. La bussola ce la da la sanità, bisogna ragionare ad ampio raggio e per gli interessi collettivi”.

Il prossimo calciomercato sarà, inevitabilmente, senza grandi colpi.
“Fisiologicamente sarà un mercato in tono minore. Dipenderà da come si ripartirà e per le garanzie economiche che ogni club potrà avere. Prospettare il mercato oggi è esercizio di astrologia. Bisognerà aspettare”.

Riduzione stipendi: come la vede?
“Si è fatta confusione. E si sta cercando di accelerare delle decisioni che potevano essere prese senza l’ansia del momento. Le scadenze di marzo e aprile sono più avanti. Si poteva aspettare e poi cercare una soluzione congiunta. Anche in questo caso emergono delle posizioni contrapposte in un braccio di ferro che non giova a nessuno. Ogni società ha le proprie dinamiche e diversificazioni. Se si crea un muro contro muro diventa difficile. Il dialogo è sempre positivo, bisogna ragionare nell’interesse del sistema”.

Con la squadra ne avete già parlato?
“Noi intendiamo rispettare le linee guida che ci da la Lega B ma tenendo un dialogo aperto con la squadra che è il motore del club. Nel rispetto delle linee guida che sono state dettate dalla Serie B cercheremo di trovare una soluzione compatibile con le esigenze della squadra”.

Qualche presidente, soprattutto in Serie A, spinge per tornare presto in campo.
“Ognuno ha le proprie ragioni. Ma fino a quando ci sarà qualcuno che muore nelle corsie di ospedale per colpa del Coronavirus sarebbe complicato tornare ad esultare per un gol. Lo dico da ex calciatore e da dirigente che ha fatto della propria passione un lavoro. Trovo moralmente complicato parlare di una partita di calcio, di esultare e vincere a fronte di qualcuno che sta morendo. E poi c’è l’aspetto pratico: devono esserci le condizioni di assoluta garanzia per ricominciare”.

La ripresa molto probabilmente sarà a porte chiuse.
“Ho vissuto le ultime partite a porte chiuse, sono state veramente tristi. No mi auguro di non ripartire così. Spero di ripartire con la gente allo stadio. Se sarà tra un mese o due non lo so. Ma ricominciare a porte chiuse significherebbe tenere il sistema in agonia. Comunque sia chiara una cosa: vogliamo tornare a giocare per dimostrare che valiamo più della classifica”.

E lei come sta vivendo l’isolamento e il distanziamento sociale?
“Sono rimasto a Venezia e non mi sono ricongiunto con la famiglia, quindi in assoluta solitudine. Però il lavoro non manca, mi relaziono con il tecnico e poi ci sono le varie tematiche contrattuali. In più ne approfitto per documentarmi attraverso lo scouting in video. Ciò mi consente di approfondire alcune cose che avevo lasciato, ad esempio approfondire qualche lingua straniera . E poi ho scoperto che in casa esistono aspirapolvere e lavatrice (sorride, ndr)”.

La prima cosa che farà terminato l’isolamento?
“Tornerò a casa da mia moglie per poterla riabbracciare. La videochat serve ma ho desiderio di mangiare con mia moglie e i miei figli. Nessun dubbio: il primo pensiero sarà riabbracciare la mia famiglia”.

Parliamo di calcio. Un bilancio sulla stagione?
“Abbiamo raccolto meno di quanto avremmo meritato. Mi appello sempre ad un dato sintetico e semplificativo: abbiamo preso quattordici pali. Avremmo meritato quattro-cinque punti in più. Ci troviamo in una posizione scomoda e se domani dovessimo ripartire sono convinto che lo faremmo in modo differente. Io voglio tornare a giocare le partite, non so se tra un mese o tra due. Ma vogliamo dimostrare che siamo meglio della classifica attuale”.

Uno sguardo al passato: Alesaami ha dichiarato nei giorni scorsi che a Palermo da quando è arrivato voleva andare via. E di aver trovato in Italia un ambiente particolare con calciatori che fumavano anche durante l’intervallo.
“Per quella che è stata la mia esperienza all’interno dello spogliatoio pur con qualche esasperazione e qualche situazione borderline ho trovato gente seria, professionale, che quando c’era da allenarsi e preparare la partita dava più del cento percento. In quei mesi ho avuto a che fare con un gruppo serio e con cui mi sono trovato bene. Non che non ci fossero problemi, ma il gruppo con cui ho avuto a che fare era invidiabile tecnicamente e professionalmente. Quando c’era da onorare la partita quel Palermo la onorava, sempre”.

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