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SIRACUSA-REGGINA - Il solito errore vanifica l'ennesima trasferta: il punto è una magra consolazione (quanto utile?)

di Giovanni Cimino
per Tuttoreggina.com
Federico Gaetano/Tuttolegapro.com
Federico Gaetano/Tuttolegapro.com

E' una Reggina double face a Siracusa. Al cospetto di un team galvanizzato da cinque vittorie di fila, la squadra di Zeman rimedia un punticino che non solo non cambia la situazione degli amaranto, ma che permette alla Vibonese di riavvicinare il gruppone. Ora servono davvero cuori forti per garantirsi la permanenza.

PRIMO TEMPO - Nella prima frazione di gioco, il "nuovo modulo", quello con la difesa a tre, conferisce solidità agli amaranto. Reparti corti, difesa coperta e quasi impeccabile, ripartenze pungenti e possibilità di gestire la gara, anche a fronte di un Siracusa praticamente rivoluzionato, sopratutto in avanti, rispetto alle ultime uscite. E proprio su una ripartenza, arriva il gol di Marco Cane, che fulmina Santurro al culmine di un lancio di De Francesco. Gol fatto e gol subito, la legge scritta, purtroppo, della Reggina da viaggio 2016-2017. La solita palla innocua, il solito attaccante che si smarca, il solito errore, almeno uno puntuale a gara: ed è Longoni a battezzare Sala, che non può davvero nulla al cospetto dell'italo-argentino

NELLA RIPRESA LA VERSIONE AMARANTO PIU' SBIADITA - La ripresa della Reggina è sconsigliata ai cultori del bel gioco. Squadra molle, scarica, senza idee, votata solo a contenere e forse senza energia per andare a cercare il graffio decisivo. O forse anche una squadra maledettamente impaurita della sua situazione di classifica. Ad ogni modo, il Siracusa prova a gettare qualche pallone dentro l'area e solo nel finale con il neo entrato Catania, sfiora il sesto hurrà di fila. I cambi, il caldo, la tensione, un cocktail letale per una squadra che deve davvero fare il miracolo per salvarsi.

COMMENTO FINALE - Non può bastare giocare solo un tempo, non può bastare concedere sempre concedere gol in ogni trasferta e adesso serve davvero cuore caldo e sangue freddo. In sette giorni, Melfi, Taranto e Catanzaro, la Reggina si gioca il suo futuro: non servono molte parole, serve solo il massimo della passione, della voglia e della grinta per salvare una stagione che inizia a mettersi proprio di traverso.


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