Menù Notizie

Politica, cinesi, allenatore… E la squadra?

di Luca Serafini
per Milannews.it
Federico De Luca
Federico De Luca

Silvio Berlusconi è tornato a parlare diffusamente del Milan, come non accadeva da molto tempo, nemmeno nell’immediato dopo-finale di Coppa Italia. Non parla di calcio. Parla di cessione, di allenatori, di contratti risolti (non di quelli rinnovati). Sono del resto gli argomenti principali che riguardano il club rossonero in questi giorni di caos assoluto. Partiamo dalla buona notizia: i saluti a Balotelli e Boateng (come volevasi dimostrare), Mexes, Alex e qualcun altro. E’ un buon inizio. Sugli altri temi resta la nebbia.

Ci siamo espressi in questi giorni sulle presunte trattative in corso per la vendita della maggioranza della società. Pochi aspetti di questa vicenda al momento convincono: i rimbalzi fumosi tra le dichiarazioni – e soprattutto le condizioni, al di là delle cifre – del proprietario e le smentite d’Oriente, i termini e le scadenze della trattativa, le clausole di permanenza e operatività di Berlusconi anche dopo l’eventuale passaggio di mano. Non è pessimismo, è analisi, condivisa con qualcuno molto vicino alle questioni Fininvest. Speriamo tutti di sbagliarci, in un senso o nell’altro. Nessuno cioè fa il tifo perché il Milan passi in altre mani, o perché resti all’attuale presidente. Facciamo semplicemente il tifo perché le cose cambino in meglio. Arrivano i cinesi? Che abbiano fame e ambizione, ridando al Milan un progetto serio e un futuro alla sua altezza, non importa quanto spendere, ma spendere bene. Resta Berlusconi? Se c’è un’idea di giovani, che la persegua allora. Saremmo i primi a tifare per Donnarumma, Calabria, De Sciglio, Suso, Saponara (faceva parte del primo progetto…), Niang, Locatelli e qualcun altro. Piuttosto delle ultime cariatidi, meglio loro. Tutti insieme. Facciamo il tifo per non scoprire che siano fondati e veri i sospetti di un teatrino politico inscenato all’improvviso con veemenza mediatica, nascondendo una scarsa volontà di privarsi di un mezzo fondamentale come il Milan nel bene e nel male. Per capire quest’ultimo concetto, basti sapere che all’interno dell’area politica di appartenenza di Berlusconi c’è chi è convinto che questi insuccessi rossoneri in fila giovino alla simpatia (e quindi ai consensi) dei suoi avversari sportivi e politici. Non entriamo nel merito della questione, ci limitiamo a rivelarla.       

In questo scenario dietrologico in cui qualsiasi analista farebbe molta fatica a illuminare e discernere, la questione dell’allenatore resta sospesa e precaria in ogni suo risvolto. Non che questo ruolo abbia mai contato più di tanto nelle campagne acquisti, dopo Sacchi storicamente orchestrare dalla società senza lo scrupolo di interpellare il tecnico sia che fosse Capello o Ancelotti, sia che fossero Terim e Tabarez (non parliamo poi di Allegri e dei suoi successori). Però è stato sempre primario, almeno fino a Leonardo compreso, che questa figura rispecchiasse la filosofia di gioco e di ambizioni della società. In questo senso veniva allestita la “rosa” e affidata a chi ne ottenesse il meglio. La conferma di Brocchi era appesa a un filo anche in caso di vittoria in Coppa Italia, Giampaolo (Montella più di lui) potrebbe essere funzionale al progetto giovani, Emery sarebbe la scelta più funzionale per una crescita delle antiche velleità nazionali e internazionali, sottintendendo un investimento importante anche a livello di mercato.

Questo è l’ultimo punto, che in realtà dovrebbe stare in cima sopra tutti: la squadra. Che l’epurazione abbia avuto inizio, dicevamo, è già un bel segnale, ma che la rifondazione prosegua con l’arrivo di uomini e professionisti all’altezza prima che top-player, è fondamentale. Va cancellato il recente, squallido passato e ridata una luce oltre il tunnel in cui il Milan sta viaggiando. A fari spenti.


Altre notizie Milan
Giovedì 25 Aprile 2024