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30 anni di Berlusconi

di Luca Serafini
per Milannews.it
Federico De Luca
Federico De Luca

Buon compleanno al presidente-proprietario del Milan. È stata un'epopea ricca di tutti quei molti aggettivi che piacciono tanto all'enfatico linguaggio sportivo moderno: irripetibile, sontuosa, esaltante, tratteggiata da magie irreali e qualche delusione cocente, perché solo i grandi sanno stravincere come straperdere quando meno te lo aspetti. Berlusconi per molti anni ha provato a diffondere la rivoluzione propria del Milan, estendendola a tutto il mondo del calcio quando parlava di tecnologie, di stadi con tutti i posti coperti e numerati, di professionismo arbitrale, di panchina lunga e molte altre innovazioni ancora. Il calcio però è ancora troppo feudale e gretto (persino dopo 30 anni da allora) per poterle capire o addirittura accettare nel loro insieme.

Berlusconi non meritava, una volta per tutte, l'umiliazione di Calciopoli. Non la meritava per il suo entusiasmo e per gli sforzi economici sostenuti. Ha imposto sul campo una filosofia vincente non solo per mentalità e ambizione, ma per lealtà e rispetto nei confronti degli avversari. Il Berlusconi del calcio è stato per più di 2 decenni quasi inappuntabile per intuizioni, scelte, designazione di uomini di campo e molti collaboratori. Salvando una società sul baratro e riconducendola più in alto che mai. Mai ha aggredito o semplicemente si è rifugiato dietro l'alibi arbitrale, come dopo quello scandaloso Verona-Milan del 1989. Mai si è scomposto né in tribuna né davanti alle telecamere per qualsiasi torto pensasse di aver subito. La macchia di Marsiglia fu condivisa con altri sia pure ancora oggi non appaia in alcun modo accettabile né comprensibile, ma nella sua storia calcistica non ci sono stati trucchi né inganni. Tantomeno e soprattutto, lo ripetiamo sfidando qualsiasi sorta di smentita, nella vicenda di Calciopoli.

Il Milan di Berlusconi resta il più vincente della sua storia e, nell'arco di questi 6 lustri, probabilmente il più vincente a livello mondiale. Il vero "triplete" champions-supercoppa-mondiale lo ha centrato più volte senza enfatizzarlo come qualcun altro che ci ha buttato in mezzo persino la Coppa Italia. L'unico accostabile al Barcellona del nuovo secolo. Molti dei suoi allenatori e protagonisti sono già nella leggenda, alcune partite nell'Olimpo, alcuni momenti - come la nebbia di Belgrado e gli 80.000 di Barcellona '89 - resistono a una percezione biblica. Di questo nessuno potrà mai dimenticarsi.

Tra qualche tempo questi ultimi anni di declino saranno ricordati sbrigativamente come, appunto, un declino inevitabile, fisiologico e non come una lucida distruzione di un capolavoro inarrivabile. Oggi che questo tramonto stiamo vivendo, possiamo quindi affermare con amore, vigore, assoluta certezza che non è così perché Berlusconi ha avuto intelligenza, modo e mezzi per rendere anche la fine di un'epoca degna della sua grandeur astronomica. Non vi è riuscito e non vi si è cimentato per stanchezza, apatia, per le catene cui è rimasto infine intrappolato alla sua stessa zavorra, prima fra tutte la riconoscenza per un collaboratore importante e l'amore per una figlia.

Siamo assolutamente ancora nella fase storica in cui la riconoscenza continua ad avere più corpo, peso, spazio rispetto alla rabbia e alle delusioni accumulate dal 2012 in poi. Siamo anche, però, assolutamente nella fase di dovergli chiedere di salvare questo glorioso club per la seconda volta in 30 anni, dalla sua stessa triste china intrapresa. Con le sue mani o con quelle affidabili di un suo successore. Ma salvarlo, quanto prima e quanto meglio possibile.


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Venerdì 29 Marzo 2024