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"L'entusiasmo di Berlusconi erano i soldi di Balotelli (ora però li spenda davvero)"

di Luca Serafini
per Milannews.it
Federico De Luca
Federico De Luca

Balotelli dunque addio, a prezzo di realizzo così come avvenne per Thiago Silva e Ibrahimovic, tutti evidentemente di minor valore rispetto a David Luiz, Pastore, Suarez e qualcun altro. E’ chiaro che Berlusconi sapesse da tempo della trattativa, probabilmente è da questi soldi in arrivo che gli è bisbocciato quell’entusiasmo che lo ha portato a organizzare 5 (cinque) cene con Galliani e Inzaghi poi festosamente ribattezzate “summit”. Per l’addio di Balotelli al Milan non si strugge nessuno, la sua alta media-gol è costata un costante esercizio di pazienza e sopportazione: meglio 2 bravi professionisti da 10 gol ciascuno che un neurone da 20.

Il punto ora sta qui. Questo entusiasmo ritrovato del Presidente, che ci era stato annunciato da fonte a lui vicina e non da qualcuno mimetizzato nello stuolo de replicanti, concederà che vengano spesi questi soldi per 2-3 acquisti tra le dozzine di quelli millantati in questi mesi? Quell’ennesima burletta dell’“uno arriva se uno va” è già stata ampiamente smentita nei numeri e nei fatti. Cerci, Rabiot, Martinez – risulterebbero costare dai 20 milioni in su ciascuno – sono obiettivi reali o finiremo a Taarabt, che a gennaio Seedorf preferì a Menez? Aspettiamo il 1° settembre, a campionato iniziato, per un’opinione definitiva. Spiazzati e disillusi da Lavezzi, Douglas Costa, Dzemaili e via discorrendo, meglio restare abbottonati. Di sicuro c’è che, non essendoci mai stati spiegati i motivi della farsa-Seedorf, su una cosa aveva ragione l’olandese: la rosa andava smantellata per 3 quarti. I colpi a sensazione del Milan quest’anno sono stati gli sbolognati. Il torto? Averlo detto. “Il re è nudo”, tutti vedevano e sapevano, ma a nessuno veniva in mente di dirlo. Del resto stiamo ancora aspettando di sapere le ragioni dell’appoggio milanista a Stravecchio per la FIGC anziché a un’antica bandiera rossonera come Albertini. 

La situazione finanziaria del Milan è difficile da analizzare per testate specializzate ed economisti di fama, l’unica costante è che ciclicamente slittano spifferi sotto le fessure delle porte secondo cui il castello sta in piedi per miracolo. Di certo le ultime 3 sessioni di “mercato” suscitano perplessità sullo stato reale delle cose. Quest’ultima del 2014 è al momento la più estrosa, non fosse che per il susseguirsi di pranzi, cene e summit al termine dei quali non è mai successo niente di rilevante. Del resto era difficile che potesse andare diversamente, quando uno dei commensali avanza un centello per congedarsi. A parte il clima conviviale condito anche da canzonette estive, quelli che una volta sarebbero stati il contorno di una campagna estiva mirata e risoluta, Menez e Alex, al momento restano invece il piatto forte dopo aver finalmente sparecchiato la tavola liberandola dai vari Constant, Emanuelson, Birsa, Robinho… Al momento sono gli unici motivi per cui i tifosi hanno fatto festa.

Il lavoro di Pippo Inzaghi, che sosterremo sempre incondizionatamente perché è un’ottima ragione umana, storica e professionale per continuare a tifare Milan, è difficilissimo: deve dare autostima a una squadra non inserita in alcun pronostico, deve darle identità, personalità e gioco, deve ridare un briciolo di entusiasmo a tifosi sfiniti, deve fare da parafulmine tra antenne arrugginite e rovesci meteorologici. Comunque vada lui e il suo staff meriteranno il nostro e il vostro appoggio: anche loro, come Berlusconi, sono in ostaggio. Di cessioni che dovevano sbloccare e non hanno sbloccato, di bilanci in pareggio solo nei proclami, di buonuscite che non presagiscono invece alcuna uscita di buono.


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