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Mercato bloccato, non è solo questione di soldi

di Emiliano Cuppone
per Milannews.it
Jacopo Duranti/TuttoLegaPro.com
Jacopo Duranti/TuttoLegaPro.com

Le difficoltà rossonere in sede di mercato sono oggettive e sotto gli occhi di tutti. Il diavolo è fermo ai tre innesti a parametro zero di Menez, Alex ed Agazzi, oltre ai riscatti di Poli e Rami (quest’ultimo non propriamente riscattato, ma acquistato addirittura per una cifra inferiore a quella concordata la scorsa stagione). Si insegue da tempo l’esterno offensivo, rimbalzando da un nome all’altro, ma con gli occhi fissi su Alessio Cerci, senza che si possa giungere ad una conclusione, in attesa di piazzare l’ormai solito Robinho.

SCARSA LIQUIDITA' - Le problematiche sono sempre le solite, in primis la mancanza di liquidità, il dovere di lasciar partire qualcuno prima di acquistare qualcun altro, cercando di fare cassa e reinvestire con intelligenza. Il problema, però, non è esclusivamente di natura economica, ma sembra avere radici più ampie.
Le occasioni sul mercato ci sono sempre, basti pensare a Rabiot, l’ultimo dei giocatori accostati al Milan, ai ferri corti con il Psg, con il contratto in scadenza fra un anno e pertanto acquistabile ad un prezzo ragionevole e sostenibile per le pur esangui casse rossonere. Il problema, però, sta nelle armi che il diavolo ha a disposizione (o sarebbe meglio dire che non ha più) per convincere il giocatore a sposare la causa di Filippo Inzaghi e soci, bruciando la concorrenza di club importanti, non ultima la Juventus. Quello che è certo è che il Milan non può puntare sull’aspetto dell’ingaggio, offrire un emolumento elevato ad un ragazzo così giovane non rientra certamente nei piani di Adriano Galliani e Barbara Berlusconi. L’appeal del diavolo è ridotto anche dalla mancata qualificazione ad una qualsiasi delle competizioni europee (per quanto ad affascinare è la Champions, molto più che la snobbata Europa League), con conseguente riduzione di visibilità per un giocatore straniero che punta alla Nazionale per esempio.  

PROGETTO E BLASONE - Adriano Galliani oggi ha anche difficoltà a puntare sul progetto, poiché quello rossonero sembra connotato da un alone di mistero. Il progetto giovane, nonostante gli ottimi risultati di due stagioni orsono, sembra essere naufragato dopo pochi mesi, scontrandosi con le carte d’identità logorate dal tempo degli acquisti dell’ultimo anno (da Kakà ad Alex, passando per Essien). Quello Seedorf è pressoché morto nella culla per questioni ambientali e per certi versi ancora oscure. Quello Inzaghi è all’inizio, definito da un punto di vista tecnico, ma meno per quel che riguarda una progettazione futura ancora oggi piuttosto nebulosa. L’unico asso nella manica del Milan è quello del blasone, dell’importanza della maglia che si offre e della storia che le sta alle spalle, ma anche quella sembra una carta piuttosto usurata, consumata dalle ultime annate certo non entusiasmanti e da un palcoscenico sempre meno invitante come il San Siro mezzo vuoto che accompagna le uscite casalinghe dei rossoneri. In un contesto del genere le difficoltà del Milan a fare mercato appaiono giustificate, ma non giustificabili, poiché la piazza si aspetta tanto, si attende una rinascita che non può fare altrimenti che passare da una campagna acquisti che in qualche modo dovrà essere sbloccata, nonostante la carenza di mezzi.


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Giovedì 28 Marzo 2024