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Lamptey, il nuovo Pelé naufragato in Laguna

di Gaetano Mocciaro
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Nell'estate del 1991 si giocano in Italia i mondiali Under 17, l'Italia si presenta con grandi ambizioni ma uscirà mestamente al primo turno, nonostante vi faccia parte un ragazzino che da lì in avanti farà una certa carriera, ossia Alessandro Del Piero. In quel torneo però sarà un altro giocatore a mettersi in luce, trascinando il Ghana fino alla vittoria finale e vincendo il Mondiale: Nii Odartey Lamptey. Le attenzioni si pongono su di lui nella gara dei quarti di finale quando un suo gol contribuisce a eliminare il fortissimo Brasile, tutto il Ghana del resto sembra una squadra destinata a prendersi la scena da lì a qualche anno, lanciando giovani come Kuffur, Addo, Preko, Duah, Gargo. In verità quella generazione, almeno con la propria nazionale, non riuscirà mai a qualificarsi per un mondiale di calcio. E Lamptey, che venne in maniera a dir poco pomposa definito "Il nuovo Pelé", diventerà il simbolo assoluto dei talenti precoci mai esplosi. Tanto da passare in Italia senza che nessuno, o quasi, se ne accorgesse. Prima, però, un pellegrinare nel nord Europa.

Dicevamo che l'edizione del 1991 lo porta alla ribalta delle cronache, i media hanno trovato il nuovo eroe. I club di tutto il mondo gli hanno messo gli occhi addosso. Ma c'era chi si era accorto di lui prima del torneo, prendendolo un anno prima: era l'Anderlecht, squadra che aveva appena sfiorato la Coppa delle Coppe perdendo in finale contro la Sampdoria. I biancomalva sono un club prestigioso e possono permettersi di sognare anche in Europa. Viene segnalato 15enne e portato in Belgio nel 1990. Non fa il suo esordio prima del compimento dei 16 anni per restrizioni del campionato belga, ma diventa in ogni caso il più giovane della storia del torneo a firmare un contratto professionistico. Lamptey non delude, resta fino al 1993 e riesce a confermare di essere un talento puro, tanto da venire acquistato dal PSV Eindoven, con gli olandesi a puntare su di lui come nuovo Romario, appena ceduto al Barcellona. In Olanda ha 19 anni e riesce a fare una buona impressione: 10 reti in 22 partite. Il trasferimento successivo all'Aston Villa, però, è l'inizio della fine. Lamptey ha solo 20 anni e inizia a prendere la parabola discendente: a Birmingham s'intristisce, gioca poco e segna anche meno. Anzi, non segna proprio. Spedito al Coventry, sempre peggio.
Arriviamo così all'estate del 1996e Nii Lamptey sembra già un trentenne. Non tanto per l'aspetto fisico quanto per la parabola intrapresa che ha già visto grandi salite per poi scendere inesorabilmente. Peccato che il viale del tramonto per il ghanese arrivi a 22 anni. Così si presenta al Palermo, che non è la squadra stabilmente in A di oggi, ma si barcamena tra B e C1 con alterne fortune. L'anno prima con pochissimi soldi i rosanero di Arcoleo stupiscono in cadetteria, lanciando i cosiddetti "picciotti", ragazzi nati e cresciuti a Palermo e dintorni. La stampa italiana non può davvero credere che quello che era l'erede di Pelé sia valutato da un provino a Palermo in B. Il giocatore in allenamento sembra formidabile tecnicamente. Ma alla fine non giocherà una partita ufficiale con i rosanero. Leggende metropolitane vedono il tecnico Ignazio Arcoleo bocciarlo perché gli preferiva "Ninuzzo" Barraco. Lasciamo la parola proprio al tecnico su come sono andate le cose: "Aveva ottime potenzialità e si vedevano. Però si doveva integrare nel nostro calcio, negli schemi, nel modo di giocare. Lui voleva invece dribblare tutti e andare in porta, fare il Pelé della situazione. Aveva bisogno di ambientarsi, la mia idea era dargli qualche mese di tempo per adattarsi al calcio italiano e se avesse seguito i miei consigli magari faceva come Materazzi qualche anno dopo, che arrivò nel mio Trapani dal Marsala, gli diedi 6 mesi di tempo per sgrezzarsi e dopo quel periodo divenne titolare e da lì partì la sua favola". Lamptey e il suo procuratore Caliendo non ascolteranno Arcoleo, d'altronde alla prospettiva di mesi in panchina meglio accettare il cash di Maurizio Zamparini, allora presidente del Venezia, che rompe gli indugi e acquista il giocatore per oltre un miliardo di lire. Il risultato? I veneti chiudono a metà classifica, 5 punti sopra la zona retrocessione. Il contributo di Lamptey alla salvezza è praticamente nullo. 5 spicchi di gara per poi fare le valigie e chiudere la sua carriera italiana. Nuovi giri e nuove corse: Lamptey diventa un globetrotter: Argentina (Union Santa Fé), Turchia (Ankaragucu), Portogallo (Uniao Leiria), Germania (Greuther Furth), Cina (Shandong), Emirati Arabi (Al-Nasr Dubai), Ghana (Asante Kotoko) e Sudafrica (Jomo Cosmos). 4 continenti toccati, se non è un record poco ci manca. Una carriera chiusa nel 2008 con molti rimpianti e l'amara etichetta di simbolo dell'enfant prodige caduto in disgrazia.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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