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Juve, Allegri e gli sfoghi: ecco cosa c'è dietro la multa a Bonucci. Milan: 2 cose sui cinesi (ma occhio al "boicottaggio"). Inter: decisioni prese e da prendere a prescindere dalla Champions (e Pioli...). Napoli: c'è il "patto"

di Fabrizio Biasin
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© foto di Alessio Alaimo

Ciao. Vogliamo stupire De Laurentiis. Lui e quelli che non credono in noi. Noi abbiamo la "cazzimma" e lo dimostreremo compilando il primo editoriale "a caso" della storia.

Partiamo dalle cose importanti: le marchette. Questa settimana ne abbiamo raccolte cinque.

(Le marchette sono favori/pubblicità che si fanno ad altri, generalmente in cambio di qualcosa).

Si metta a verbale che sono tutte richieste reali che vado volentieri a pubblicizzare.

Prima marchetta: “Festa del Bonarda di Rovescala”

Mi scrive Alessandro: “Fabrizio, noi della festa della Bonarda di Rovescala non abbiamo soldi per la pubblicità, aiutaci tu”. Eccoci qua. A Rovescala (Pavia) per tutte le domeniche di marzo, siete invitati a presenziare alla festa. Ci si sbronza molto (credo) e Alessandro vi offrirà un bicchiere, previo utilizzo della formula magica “mi manda Biasin, stronzo dammi da bere”. Vi invito in particolare a non perdere la serata del 19 marzo, il gruppo “Sempre Max” si esibirà in un tributo ai mitici 883. Meno bella (opinione personale, per carità) la serata del 5 (“Danze occitane col gruppo LA MEIRO”). Per ungere le ruote Alessandro mi ha inviato una maglietta con su scritto “Moriremo ma non di sete” (oggi pubblico la foto su facebook, che non si dica che invento). Gli voglio bene.

Seconda marchetta: Amedeo Passerotti

Mi scrive Amedeo Passerotto (esiste davvero, anche se dal nome non sembra). Amedeo rappresenta molti di quelli che vorrebbero fare il mestiere del giornalista sportivo e ci provano. “Ce la sto mettendo tutta, ho scritto più di mille articoli senza ricevere un euro ecc ecc. Se puoi, dammi un consiglio”. Amedeo come tanti altri è l’espressione del fallimento di un sistema – quello giornalistico – che sfrutta ragazzi a centinaia in cambio di promesse del cazzo tipo “eh ma se insisti…”. Il mio consiglio è: scrivi, fai la gavetta, non mollare ma a un bel punto non farti prendere per il culo. Mille articoli non pagati non sono “gavetta”, sono bieco sfruttamento.
Sia messo a verbale che Amedeo non mi ha inviato una maglietta con su scritto “Moriremo ma non di sete” ma gli voglio bene lo stesso.

Terza marchetta: Andre Mia

Andre Mia è evidentemente uno pseudonimo o qualcosa del genere, ma pure lui esiste veramente. Mi ha scritto giusto ieri l’altro su Facebook.
Lui: “Biasin, posso collaborare per te?”.
Io: “Mandami qualche tuo articolo, lo leggo volentieri”.
Lui: “Non l’ho mai fatto ‘sto lavoro. Posso venire a fare l’opinionista in tv gratis?”.
Il giorno dopo
Lui: “Stronzo”
Fine.
Nessuna maglietta ovviamente.

Quarta marchetta: Alessandra Monti

Alessandra Monti deve essere una ragazza (nel senso di fidanzata) eccezionale, nonché gran paracula.
Mi scrive: “Il mio ragazzo ti legge sempre… Dice che sei bravo… Tu sembri disponibile…”. Poi, a margine di codeste inconfutabili verità: “Il mio ragazzo è un chitarrista che da poco ha lanciato il suo primo videoclip e io sto cercando di farlo arrivare a più orecchie possibili... quindi pensavo di mandarti il link”.
Ora, diciamolo ad alta voce: Alessandra Monti non vende sogni, ma solide realtà. A me il singolo “My Light Found In The Rain (Official video)” di Anthony piace assai. Non so a voi.

Quinta marchetta: Carlo Todaro

Carlo Todaro mi scrive: “Nel prossimo editoriale su Tmw puoi scrivere “Marzia hai fatto male a lasciare Carlo Todaro, quando te ne accorgerai sarà troppo tardi”? Per me è molto importante. Oh, se vieni a Bologna ti porto a bere una birra in un posto dove hanno quella cruda molto buona”. Fatto. Confido nella birra.

Bene, fine delle marchette. So che questo inizio di editoriale farà arrabbiare molto quelli che “Biasin, hai rotto il cazzo con queste introduzioni”, ma è più forte di me e comunque la maglietta “Moriremo ma non di sete” andava onorata.

Parliamo di calcio.

QUI MILAN
Scrivere di Milan è diventata una guerra. Non bastavano le liti tra “cinesi” e “anti-cinesi” (il closing è in avvicinamento e non si vedono nubi all’orizzonte), ora si discute anche sul cazzeggio filosofico intitolato “vincere è meno bello se si difende troppo”. Saremo barbari e volgari, ma tale “illuminata" considerazione ci pare una cazzata, di quelle promosse da un certo tipo di critici, probabilmente mai entrati in un qualsiasi spogliatoio pallonaro dalla serie A alla terza categoria.
Vincere è sempre priorità e prescinde “l’estetica”. Chi pensa il contrario vive su Plutone o qualcosa del genere. Criticare Montella perché “al Milan certi catenacci non si erano mai visti” o “ci è” (e allora ci arrendiamo) o “ci fa” (e allora è un po’ mignottone). Questo Milan produce miracoli, chi non se ne rende conto e pretende “maggiore fantasia” non fa il bene della squadra né capisce la situazione. Berlusconi, per dire, guida il partito degli scontenti (così raccontano i beninformati) così come capitava un anno fa, poco prima del siluramento di Mihajlovic. Sappiamo come andò a finire.
Quest’anno andrà diversamente. La “pratica cinese” è a un passo dal concretizzarsi nonostante un certo tipo di ostilità, mediatica soprattutto, che porta moltissimi a semplificare le cose con l’espressione “nessuno conosce i cinesi del Milan”. Tradotto: siccome io non so chi sono, trovo più gente possibile "che non sa chi sono", la butto in caciara e così facendo non rischio la figura di quello che “ha provato a scoprire questo e quell’altro ma alla fine non ha scoperto niente”.
Il qui presente, per dire, davvero non conosce “i cinesi del Milan”, ma sa che a Fininvest e in casa “Fassone-Mirabelli” i nomi sono ben noti. Che poi è quel che conta. Il giorno del closing per mere questioni legali, l’elenco degli investitori verrà reso noto e partirà il “piano rossonero” atto a rinnovare una rosa che, come un appartamento usurato negli anni, necessita di una bella imbiancata.
E qui viene a galla l’altra forma di – definiamolo – “boicottaggio" legata “ai cinesi del Milan”: quelli che “non esistono” ultimamente sono anche quelli che “non esistono ma hanno dato l’ok a Fassone e Mirabelli per andare ad osservare tonnellate di campioni in giro per l’Europa”. Si cerca, in definitiva, di buttarla in vacca, accostando al Milan “che verrà” ogni tipo di calciatore che costi dai 50 milioni in su, così da poter dire in futuro “eh, il closing lo avranno anche fatto, ma avevano promesso Benzema, Aubameyang e Dragon Ball e invece questi qui son mica arrivati”.
“L’evoluzione inciampa”, canta un tale assai saggio con affianco uno scimmione…

QUI INTER
Per chi non lo sapesse, ha segnato Gabigol. La cosa è stata festeggiata in maniera compassata dal frugoletto, capace in trenta secondi di: A) Segnare una rete che ai più è parsa semplice, ma aveva il peso specifico di una tonnellata. B) Battere il record dei cento metri per raggiungere i tifosi dell’Inter sotto la curva. C) Prendere un’immotivata (ehm...) ammonizione per “sventolio a elica” di maglietta. 4) Pregare inginocchiato sulla pista d’atletica del Dall’Ara. Non è da tutti.
Il ragazzo, idolo dei tifosi nerazzurri, è segretamente idolo di molti non-tifosi nerazzurri, anche se non lo ammetteranno mai. Ma queste sono questioni francamente poco importanti.
Di “importante”, invece, ci sono i numeri: l’Inter porta a casa la nona vittoria nelle ultime dieci partite (anche se a Bologna ha faticato e sì, c'era un rigore netto), con 18 gol fatti e 3 subìti (10 e 2 nelle ultime 6, ovvero da quando è arrivato Gagliardini). La squadra ha trovato la sua identità e bla bla bla. Serve a qualcosa tutto ciò? No, almeno in apparenza. Il torneo delle “già retrocesse” fa sì che un nutrito gruppo di “sfaccendate” possa perdere praticamente tutte le partite “a rischio zero”. A meno di inciampi di quelle là davanti, la Champions è molto difficile, ma 1) arrendersi è vietato e 2) almeno è finalmente evidente come sia nato qualcosa di concreto grazie a un tecnico senza fronzoli per la testa e con numeri devastanti da mostrare a chi comunque lo definisce "bravo ma non da Inter". Un eventuale quarto posto con oltre due punti di media a partita sarà sufficiente per garantirgli la conferma? Probabilmente sì: i cinesi saranno anche inesperti, ma non scemi.

QUI NAPOLI
Nessun dubbio, invece, a Napoli. La squadra nella diatriba tra Presidente e allenatore si è schierata in massa al fianco di Sarri. Non poteva andare altrimenti. La sparata del patron post-Real non è stata digerita praticamente da nessuno, lo spogliatoio ha risposto sul campo asfaltando il Chievo. Nelle vesti del trascinatore s'è messo Lorenzo Insigne, diventato protagonista proprio al momento giusto, ovvero quando Mertens ha iniziato a rifiatare. Parlare del rinnovo dello scugnizzo è cosa saggia, soprattutto se si crede nel "miracolo" contro il Real. La città ci vuole provare, la squadra anche: attendiamo di capire cosa ne pensa il presidente.

QUI ROMA
A proposito di quelle davanti, la Roma continua a correre. Col ritorno di Salah, i giallorossi sono tornati a galoppare e, dopo la prova di forza col Villarreal hanno schiantato anche il Torino. Le prossime due settimane saranno decisive per le sorti della stagione dei giallorossi, che dopo il ritorno contro gli spagnoli in Europa League affronteranno in ordine l’Inter in campionato, la Lazio nella semifinale d’andata di Coppa Italia e il Napoli, di nuovo in campionato. Spalletti non sembra voler rinunciare ad alcuna competizione, anzi punta ad essere protagonista su tutti i fronti fino alla fine nonostante la rosa non sia proprio lunghissima, fondamentalmente perché vuole vincere un trofeo. L'ha ammesso tante volte, fin troppe. Forse è ora che l'allenatore dia certezze sul suo futuro e "cazzeggi" meno in conferenza. È vero, al momento sta facendo anche da manager sopperendo a qualche assenza della società, distratta dalla questione stadio e dall’imminenza del nuovo tormentone sul rinnovo di Totti, ma certe uscite dettate dalla troppa sicurezza ("resto solo se vinco, se Totti rinnova" e chissà quanti altri "se") rischiano di diventare un boomerang quando arriverà (e se arriverà) il primo momento difficile.

QUI JUVE
Sulla panchina della Juve c'è un Allegri più forte che mai. La società ha scelto di appoggiare il suo allenatore multando Bonucci per i “vaffa” volati venerdì sera. Il difensore accetterà il provvedimento senza protestare (si parla di multa cospicua). Ora bisogna solo pensare alla partita con il Porto di domani, una sfida semplice solo all’apparenza: la squadra portoghese è in netta crescita (6 vittorie consecutive in Primeira Liga). In ogni caso - parere personale - la Signora a 5 stelle ha tutto per giocarsi la Champions fino in fondo, ma deve contenere i malumori costanti dei suoi talenti. Gli episodi di insofferenza nei confronti dell’allenatore non sono ammissibili in nessuna piazza, figuriamoci in casa della Signora e nelle settimane che decidono Champions e campionato. Il bene comune viene prima di qualsivoglia interesse personale, poi, a giochi fatti, ognuno potrà scegliere la strada da prendere. Allegri andrà via? Per molti è decisione già presa, chi scrive ricorda che le stesse cose si dicevano e scrivevano anche un anno fa, quando il contratto era in scadenza. Sappiamo come è andata a finire.

Qui chiudiamo. Avrei voluto scrivere del celebratissimo compleanno di Baggio, ovvero di un lontano ricordo datato 1994 e bla bla bla. Lo farò più avanti, tanto non cambia una fava. Molto più importante star dietro alle cronache impellenti: secondo un’indiscrezione, Lele Mora, già panciuto “agente dei vip”, vorrebbe acquistare il Calcio Como, la squadra della città in cui sono cresciuto.
Ora, a me del passato di Lele Mora non frega nulla, ma se lui si compra il Como, signori, allora vale tutto: Sabatini testimonial di “Herbalife”, la scimmia di Gabbani Presidente del Consiglio, Medel tronista a “Uomini e Donne”, Raiola portavoce della “Caritas”, Razzi intermediario tra gli Usa e la Corea del Nord per evitare la Terza Guerra Mondiale. Ecco, meglio fermarci qui.

Ps. Il ritorno di Zeman. Zemanlandia. È tornato Zeman. Zeman se vogliamo è anche un bell'uomo. W Zeman (potevo essere l'unico giornalista a non scrivere di Zeman nelle ultime 48 ore, ma non ce l'ho fatta. Scusate).

Twitter: @FBiasin @ilsensodelgol Mail: ilsensodelgol@gmail.com

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